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Il dottor Mabuse

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il dottor Mabuse

di giansnow89
9 stelle

Un must see irrinunciabile.

In tanti si sono cimentati nel corso della storia del cinema col tema del male assoluto. C'è chi l'ha identificato con la guerra e i suoi tremendi sottoprodotti (su tutti il colonnello Kurtz in Apocalypse Now), chi l'ha identificato con un serial killer, o con distopie di società malate, o con alienazioni irreversibili che precipitano in una spirale infernale. Negli anni 20-30 un tòpos molto forte era quello dell'uomo di scienza che manipola le altrui menti corrompendole: esempi più fulgidi, gli espressionisti Caligari e Mabuse, e più tardi, lo statunitense Svengali. Ma se in Caligari il male è finzione nella psiche del protagonista malato di mente, e in Svengali l'arte manipolatoria soggiace ad un sentimento nobile ed impossibile, in Mabuse trova invece la sua ontologica apoteosi. Mabuse è un titano del male, ne è signore ed untore. Il suo è un morbo che si propaga a macchia d'olio: trascina nel crimine, nella dipendenza, nel delitto, nella lussuria, nell'inganno tutti coloro che hanno la ventura di stargli intorno. E' un moloch che esige un tributo elevatissimo dalle sue vittime-complici, e tutto tritura al suo passaggio per saziare la sua diabolica fame. Mabuse è demone tentatore dai mille volti: confonde i propri interlocutori e si prende anche gioco degli spettatori, che ogni volta, sorpresi, ne assistono all'entrata in scena quando meno se lo aspettano. Il dispositivo filmico stesso sembra essere un burattino nelle mani di Mabuse, che ne scandisce ritmi, inquadrature, vicende. Personaggi, spettatori, persino il regista sono assoggettati al controllo malefico di Mabuse. Mabuse è un'estremizzazione violenta dell'Übermensch di Nietzsche: si pone al di là e al di fuori delle sovrastrutture di ordine morale e si serve del mondo e degli esseri inferiori per plasmarli a sua discrezione al fine di raggiungere lo stadio della felicità. Ma cos'è la felicità per Mabuse? Forse lo osserviamo mai godere dei frutti dei suoi misfatti? Fabbrica soldi falsi, circuisce gli investitori alla borsa, bara al gioco d'azzardo, ma a quale scopo? Tutte le minime gioie e soddisfazioni che sperimentano i vari personaggi dell'opera (Welk e la contessa nella loro relazione platonica, Hull nel rapporto con la Carozza, la stessa Carozza finché si sente amata dal dottore), a Mabuse sono negate. Il male non è solo mezzo ma anche fine. Mabuse è schiavo di un circolo vizioso che si autoalimenta. E quando la sua sconfitta ne genera il corto circuito, l'agnello sacrificale sull'altare del Male diventa lui stesso.

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