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Tatami - Una donna in lotta per la libertà

Regia di Zar Amir Ebrahimi, Guy Nattiv vedi scheda film

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La recensione su Tatami - Una donna in lotta per la libertà

di barabbovich
8 stelle

A Tbilisi, in Georgia, si giocano i mondiali di judo femminile. La judoka iraniana Leila (Mandi), madre di famiglia sposata con un uomo meravigliosamente solidale e progressista, e la sua allenatrice Maryam (Zar Amir-Ebrahimi, premio per la migliore interpretazione femminile a Cannes 2022 per Holy Spider e qui anche in veste di regista) sono lì per portare a casa la medaglia d'oro. Ma dal suo paese d'origine arriva il diktat dal leader supremo, che intima a Leila di simulare un incidente per non correre il rischio di trovare in finale l'atleta israeliana e magari perdere. Leila va ostinatamente avanti per la sua strada, mentre gli scherani del regime iraniano seminano il terrore nella sua famiglia e minacciano Maryam, che tentenna a bordo tatami.
Girato in uno splendido bianco e nero e tratto da una storia vera, Tatami è un atto politico, un film-denuncia sulle inaccettabili condizioni a cui sono costrette le donne in Iran, come insegna benissimo la tragedia della morte di Masha Amini. Ineccepibile sul piano dei contenuti, il film di Zar Amir-Ebrahimi e Guy Nattiv lo è altrettanto su quello della forma, che - soprattutto nella seconda parte - lambisce i registri del thriller, con un ritmo implacabile, nervoso, carico di tensione per l'ineffabile ingiustizia a cui sembra essere condannata la protagonista. Dopo opere come Holy Spider, Kafka a Teheran, Figli del sole e Il cliente, ancora una volta il cinema iraniano - a dispetto delle ganasce imposte dal regime - dimostra di essere più vitale che mai, di non lasciarsi imbavagliare da prescrizioni e proscrizioni dittatoriali e di riuscire, talvolta anche con opere a budget ridottissimo e magari girate tutte in interni, a continuare a chiedere giustizia al mondo intero. Una della più nobili funzioni dell'arte.

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