Regia di Pupi Avati vedi scheda film
1943. L'amore fra un pilota americano e una vedova italiana, nelle campagne emiliane, dura finchè lui riesce a far ripartire il suo aereo, atterrato fortunosamente nella proprietà della donna.
Pupi Avati gioca la carta del melodramma, per questo titolo, esercitandosi in una variazione sul tema tipico, solito della sua poetica/retorica e cioè quello della memoria di un passato non troppo distante, nella campagna emiliana, fatto di piccoli dettagli, personaggi semplici e, in questo caso specifico, con un fardello sentimentale non da poco. Il tocco leggero del regista e sceneggiatore aiuta, più che a sognare, a non addormentarsi - cosa che sarebbe legittima durante le due ore di durata del film; anche la presenza in scena di interpreti di buon livello, comunque, fa la sua parte. Fra tutti spicca il nome di una 'vecchia conoscenza' di Avati: quella Mariangela Melato che aveva diretto, giovanissima e alle prime armi, nella sua opera seconda Thomas e gli indemoniati; ma fanno parte del cast anche Anthony Franciosa, Jean-Pierre Leaud, Orazio Orlando, Paola Pitagora, Bob Tonelli. A due anni - e un lavoro realizzato per la tv, Cinema! (1980) - di distanza dalla precedente pellicola, Le strelle nel fosso (1979), il prolifico cineasta bolognese sembra volersi focalizzare sul suo personalissimo 'piccolo mondo antico', discorso che proseguirà nell'immediato nel successivo Una gita scolastica (1983). Fotografia di Franco Delli Colli, musiche di Riz Ortolani, scene e costumi di Guido Josia: tutto molto curato. 4,5/10.
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