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Quel motel vicino alla palude

Regia di Tobe Hooper vedi scheda film

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La recensione su Quel motel vicino alla palude

di Mr Rossi
2 stelle

Brutta e noiosa imitazione di "Psyco" con protagonista un vecchio rimbambito che assomiglia di più a Franco Citti che a Perkins. Per fortuna non si traveste da donna ma nutre un coccodrillo con i rari clienti del suo misero motel. Girato da un regista un tempo famoso per il suo primo horror-thriller di successo. Questo fu invece un fiasco.

 

Un vecchio reduce della seconda guerra mondiale di nome Jud (N. Brand) che ha perso una gamba e probabilmente anche quasi tutto il cervello in combattimento, gestisce un malandato motel nelle paludi della Louisiana dove alleva un grosso coccodrillo che talvolta nutre con i suoi rari clienti. Tra le sue vittime una ex prostituta scappata da un bordello, un giovane cowboy puttaniere (R. Englund) il vecchio padre dell’ ex prostituta uccisa (M. Ferrer) e parte di una famiglia di esauriti. Ma nelle fauci del coccodrillo ci finirà anche il suo proprietario, buttato dentro da una delle sue vittime (M. Burns). Strano che non sia morto anche il grosso rettile.

   Girato dal regista texano Tobe Hooper, considerato un maestro dell’ horror dopo il successo mondiale del suo film d’ esordio “Non aprite quella porta”, non è niente altro che una brutta copia di “Psyco” di Hitchcock con protagonista un Norman Bates dei poveri che uccide più volentieri le donne che respingono i suoi tentativi di stupro. Uno squallido personaggio comunque ben interpretato da un brutto ceffo (N. Brand) però di aspetto molto simile al vecchio capofamiglia dei cannibali texani della citata opera prima  di Hooper. A me sembrava Franco Citti con la parrucca. Pare che il regista si sia ispirato anche a una storia vera accaduta in Texas alla fine degli anni trenta ma di vero forse c'era solo un grosso alligatore tenuto in cattività dal proprietario di un saloon dove ogni tanto sparivano senza lasciare traccia delle donne. Il proprietario del saloon, un reduce della prima guerra mondiale di nome Joe Ball, si suicidò nel 1938 dopo aver saputo di essere sospettato dalla polizia anche della sparizione della moglie. Poco dopo la morte di Ball venne arrestato un uomo che confessò di averlo aiutato a dare in pasto all' alligatore di quel saloon maledetto i cadaveri di due donne.

   Gli altri personaggi del film sono poco interessanti e rendono il film pieno di tempi morti. Tra un delitto e l' altro si assiste alle inutili indagini del vecchio padre di una delle vittime, deluso dall’ incompetenza di uno sceriffo degno del telefilm “Hazzard” che non avrebbe voglia di arrestare nemmeno chi si dichiara colpevole. L' obbligato tutore locale della legge si limita a soccorrere alla fine del film le poche vittime scampate alla falce del vecchiaccio già ingoiato dal suo famelico bestione, un coccodrillo talmente finto che anche nelle poche scene dove compare al buio si vede bene che è fatto di plastica gommosa. Che il protagonista non sia un reduce della guerra in Vietnam, come qualcuno sostiene, lo si può facilmente capire dalle armi che tiene in casa e soprattutto da una bandiera nazista usata per coprire la sua poltrona.

   L' anziano attore protagonista Neville Brand, scelto per questo ruolo più che altro per la faccia che aveva, era anche lui un reduce della seconda guerra mondiale. Tra i suoi film migliori "Stalag 17" di Billy Wilder come attore secondario e un ruolo di protagonista in un dramma carcerario di Don Siegel intitolato "Rivolta al blocco 11". Oltre a questi ha interpretato altri film e telefilm poco noti anche nella sua patria. Tra le interpreti femminili si rivede l’ unica vittima scampata al massacro di “Non aprite quella porta” (M. Burns)  anche qui nello stesso ruolo, dove, purtroppo per lei, sarà legata al letto e costretta a sorbirsi le deliranti invettive del mostro, frasi del genere: “Datemi l’ uniforme! Datemi il segnale!” (Anale?). Probabilmente oltre che pazzo questo Jud era pure sessualmente impotente.Tra le altre interpreti l’ ormai anziana Caroline Jones, nota per aver interpretato Morticia Addams nella nota serie televisiva in bianco e nero, qui nel ruolo della vecchia maitresse del bordello molto più brutta della nonna degli Addams. Oltre a quella si vedono recitare un vecchio attore di origine francese (M. Ferrer) che partecipò anche in film migliori di questo e il futuro protagonista dei film horror della serie “Nightmare on Elm Street” iniziata da Wes Craven, un noto collega di Hooper. Pare che quest’ ultimo attore horror americano (R. Englund) abbia recitato meglio in un film italiano di Ciprì e Maresco. Un cast come questo rivela che si tratta di un film horror dai costi modesti nonostante gli incassi avuti con il film precedente. La fotografia sgranata mostra che la maggior parte degli esterni del fatiscente motel, per quanto siano sempre bui e nebbiosi, sono stati creati in studio con delle scenografie e luci artificiali. Come sottofondo delle monotone canzoni country inserite solo per motivi commerciali e una sgradevole colonna sonora dei titoli di testa e di coda fatta di suoni ipnotici e ripetitivi, oltretutto simile a quella del primo e più originale film d' esordio del regista.

  A differenza della sua sopracitata opera prima, questo film di Tobe Hooper fu un grosso fiasco al botteghino, tanto che fu ridistribuito nelle sale americane più volte ma con più di un titolo diverso. Dal primo titolo “Eaten Alive” (“Mangiati vivi”) si passò a “Brutes and Savages”, “Death Trap”, “The Legend of Bayou”, "Horror Hotel" e “The Starlight Slaughter”, un record nella storia del cinema. Da noi "Quel motel vicino alla palude" venne per decenni sopravvalutato da molti fan dell' horror che lo consideravano un "cult" soltanto perché  girato da un regista americano di alcuni film horror più originali di questo, in realtà visto veramente da pochi, già brutto e banale all' epoca e oggi parecchio noioso. Ennesima conferma che parte del pubblico italiano ha sempre preso per oro colato tutta la spazzatura cinematografica commerciale che gli americani ci hanno propinato per decenni.

 

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