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Impostor

Regia di Gary Fleder vedi scheda film

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La recensione su Impostor

di speedy34
6 stelle

SIAMO NELL’ANNO 2079. LA TERRA È IN GUERRA CON UNA FORZA ALIENA DA OLTRE UN DECENNIO. Spence Olham è uno stimato scienziato governativo la cui ultima sfida è stata la salvezza del pianeta. Ciò nonostante, improvvisamente, viene accusato di essere una spia degli alieni e diventa oggetto di una caccia all’uomo che si estende a tutto il paese.
Olham si trova ad afrfrontare uno spinoso dilemma: riuscirà a provare la sua identità alla polizia segreta in tempo per salvare l’umanità? Riuscirà, infine, a convincere anche sé stesso della propria identità?
Thriller psicologico, tratto da un racconto di Philip K. Dick, il celebre autore di fantascienza le cui visioni terrificanti e realistiche del futuro hanno ispirato film come “Blade Runner”, “Atto di forza” e l’imminente nuovo film di Spielberg/Cruise “Minority Report”, e diretto da Gary Fleder (“Il collezionista”), “Impostor” si avvicina ai noti classici del cinema che hanno per protagonisti dei fuggiaschi o individui con un identità messa a dubbio. Ma questo film va un passo più avanti aggiungendo l’idea tecnologicamente plausibile che Spence Olham (Gary Sinise, un eroe comune con il quel è facile identificarsi!) non sia neppure un essere umano.
Gary Fleder riesce a ricreare un’atmosfera inquietante che accompagna il nostro uomo alla ricerca di se stesso e noi spettatori, insieme a lui, a vivere e soffrire gli stessi dubbi in un gioco mutevole di fiducia e incertezze che sino alla fine riescono a tenere con il fiato sospeso. Ancor più inquietante ed angosciante se questi uomini (come l’implacabile inseguitore Hathaway/Vincent D’Onofrio o l’ambigua moglie di Olham, Maya, la sempre bella e brava Madeleine Stowe) si muovono in un futuro così simile alla nostra realtà da sembrarci tutto ancora più reale.
Senza esagerare nell’uso di effetti speciali o di scenografie ipertecnologiche, la fuga di Spence Olham diventa così la perenne rincorsa dell’uomo alla ricerca della propria confusa identità che il trascorrere inesorabile del tempo scandisce con regolare ciclicità.


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