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Spider-Man

Regia di Sam Raimi vedi scheda film

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La recensione su Spider-Man

di FilmTv Rivista
6 stelle

Bang, pum, pow, tang! no, non siamo impazziti e non stiamo neppure trascrivendo la sceneggiatura del “batman” con adam west. È solo che l’euforia da comic strip si è da un pezzo impossessata di Hollywood e questo “Spider-Man” ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti i fan dell’arrampicamuri. Della fedeltà tra fumetto e film non ci importa nulla, ma due erano le difficoltà da superare: 1) la convivenza con gli effetti speciali digitali 2) la definizione dei personaggi. Raccontando le gesta di supereroi in calzamaglia rossa e blu è infatti facile scivolare nel ridicolo. Se però dietro la macchina da presa ci sta un tal Sam Raimi, destinato sin dal suo esordio con “La casa” a riscrivere il rapporto tra animazione, fumetto e cinema live, il risultato è garantito al limone. “Spider-Man”, infatti, non è per il cineasta una marchetta ma uno spunto ideale per rielaborare ossessioni precedenti. Nell’asse dialettico caro al creatore dell’Uomo Ragno, Stan Lee (supereroi con superproblemi), Raimi insiste sulla rivincita del nerd Peter Parker, sul senso di colpa “castrante” (tutti hanno una storia con Mary Jane tranne lui, “responsabilizzato”), sulla sua implicita mostruosità. Dato che i tempi sono cambiati, Spidey non è super per il morso di un ragno radioattivo ma per la punzecchiatura di un aracnide geneticamente modificato. Non è bello, per uno studente con l’acne, scoprire una mattina di essere diventato un OGM! Dato però che nei cromosomi cinematografici di Raimi ci sta pure un piccolo capolavoro intitolato “Darkman”, non poteva mancare una bella descrizione del lato oscuro della “forza”. Così ad affascinare di più, in questo film, è il cattivo, Goblin. Il suo conflitto interiore viene accentuato genialmente perché Hyde non sostituisce Jekyll nelle ore notturne ma scende a patti con lui, lo lusinga mostrandogli il lato utilitaristico del Male. È una bella rivoluzione nello schema dei supercattivi dei fumetti. Strepitoso l’utilizzo del virtuale: il clone digitale del tessiragnatele è così discreto da risultare subito simpatico. Solo per i fan di Raimi: lo speaker sul ring degli incontri di wrestling è Ash.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 24 del 2002

Autore: Mauro Gervasini

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