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Bloody Sunday

Regia di Paul Greengrass vedi scheda film

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La recensione su Bloody Sunday

di FilmTv Rivista
8 stelle

In un cinema di Derry (la città dell’Irlanda del Nord a sole 6 miglia dal confine con la Repubblica irlandese) c’è doppio programma, quella domenica 30 gennaio 1972: “I magnifici sette” e “Domenica, maledetta domenica”, il film di Schlesinger su una disillusa, esausta passione. “Sunday, Bloody Sunday” in originale: e una letterale “domenica di sangue” sta attendendo i 10.000 cittadini irlandesi che manifestano per i diritti civili. La manifestazione è stata vietata dalle autorità inglesi, ma i leader pacifisti Ivan Cooper (un protestante che ha il mito di Martin Luther King) e Bernadette Devlin hanno deciso che marceranno ugualmente. Intorno al corteo, ci sono 3.000 soldati, molti dei quali parà. Alla fine della giornata erano morti 27 civili: 14 accidentalmente, 13 uccisi da colpi di arma da fuoco, questi ultimi quasi tutti ragazzi intorno ai vent’anni. «Avete regalato all’Ira la sua più grande vittoria», si sottolinea nel film; e infatti da quel momento l’Irish Republican Army ebbe una credibilità e un peso politico enormi. “Bloody Sunday” di Paul Greengrass racconta, nella cronaca di una giornata, quanto sia esile il confine tra la libera espressione del dissenso e la guerra. Il nervosismo spezza ogni inquadratura, la interrompe nel giro di pochi secondi, la fa traballante, mentre i telefoni squillano incessanti nelle case, nei quartier generali, negli ospedali. Dei ragazzi tirano sassi, i soldati rispondono con gli idranti, con i lacrimogeni, i proiettili di gomma e, infine, quelli veri. «Sparate a colpo sicuro», ordina l’ufficiale. E la manifestazione diventa un tiro a segno. Realizzato da irlandesi e inglesi, il film non nasconde le enormi responsabilità dei militari, catturati nella spirale della tensione e della necessità di un “atto esemplare”, né le differenze, morali e politiche, che agitano i due schieramenti. L’Ira è sullo sfondo, e acquisterà peso, di notte, alla fine della carneficina, quando parenti e amici delle vittime si metteranno in fila per prendere in mano un fucile. Duro e tirato come un film di guerra, “Bloody Sunday” fotografa il momento esatto in cui la guerra scoppia; e avrebbe potuto non scoppiare, almeno quel giorno, almeno a Londonderry (nemmeno i nomi delle città sono gli stessi per irlandesi e inglesi), davanti a quelle 13 vittime gratuite .

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 19 del 2002

Autore: Emanuela Martini

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