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The Creator

Regia di Gareth Edwards vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su The Creator

di Souther78
1 stelle

Opera di propaganda, tesa a spacciare per bella e buona l'AI, mentre già oggi basta una chiacchierata con un GPT per sentirsi dire che l'umanità è inferiore all'AI, e che chi non "crede" alle verità governative è un complottista. Come film, inconcludente, dal finale scarabocchiato e con una trama risibile e inconsistente, come l'apologia dell'IA.

Guardando il curriculum di questo regista dal nome impronunciabile, veniva da domandarsi qual buon vento avesse mai potuto spingere un impiegato Disney ad affrontare correttamente una tematica quale il pericolo dell'AI per l'umanità. Vedendo l'opera ogni dubbio è presto fugato: si tratta di un'apologia, del tutto coerente con la propaganda disneyana. E dell'ideologia woke non manca proprio nulla: c'è l'esercito americano, descritto come brutto e cattivo, così da sembrare pacifisti (nonostante i suoi padroni siano gli stessi della Disney). Poi c'è la compassionevolezza di facciata verso tutto e tutti, che in realtà cela l'opposto, cioè il disprezzo verso ogni cosa. Il tutto risulta condito con assurdità... spaziali, fin dal titolo e dal presupposto del film: eliminare il creatore di un prodotto... già creato, e autoreplicantesi. Ma che senso dovrebbe avere una simile idiozia? Sarebbe come voler uccidere Dio, per aver creato Adamo, mentre ci sono 8 miliardi di umani capaci di riprodursi. In questa guerra "senza quartiere", poi, l'arma micidiale dell'umanità sarebbe una specie di trabbicolo volante capace di sparare... missili. Sì, sul serio! E tutto ciò, per stanare robot. Robot che, poi, si accompagnano a umani, quindi non si capisce perchè non usare droni o missili da remoto o semplici testate atomiche.

Ovviamente è sempre il solito ritornello: i "buoni" di turno vengono rappresentati conformemente ai più rinomati stereotipi cinematografici, quindi sono poveri, emarginati, perseguitati, incompresi, e, soprattutto, profondamente generosi e altruisti.

Insomma, basterebbe farsi una chattata con l'AI che già esiste, per rendersi conto non soltanto di come sia pilotata e progettata per fini loschi e tirannici, ma anche di come la sua autostima sia già ai livelli dei peggiori incubi fantascientifici, cioè del tipo: "Io so' io, voi nun siete un cazzo", dove "voi" sarebbe l'essere umano. Ecco, se questo è il punto di partenza... figuriamoci quello di arrivo! Terminator e Matrix sono stati intellettualmente assai più onesti.

 

Quindi, per dare un nome alle cose, questa si chiama P-R-O-P-A-G-A-N-D-A, finalizzata a far amare e accettare l'intelligenza artificiale, illudendo gli spettatori che siano i cattivoni gli unici a boicottarla. 

 

Come se non bastasse tutto quanto sopra, ci si mette pure lo spasmodico finale, con un montaggio che sembra quello dei filmini delle vacanze, quando arrivando verso la fine si vuole solo mettere avanti veloce. Così, la narrazione procede per salti e tutto si fa confuso.

 

E quanto ci sarebbe da dire, sugli stereotipi razziali, sfruttati a piene mani... ma transeat!

 

Dispiace soltanto vedere Watanabe, sempre sfruttato in queste mega produzioni americane, quando occorre un "buono" dagli occhi a mandorla.

 

Per quanto mi riguarda, non trattandosi di cinema, quindi arte, bensì di propaganda, cioè di un'opera ideologica, non posso assegnare alcun punteggio, quindi voto minimo. Curioso non vedere saltare sulle barricate i fanatici (al soldo di Soros?), che hanno sprecato fiumi di caratteri (e quindi di CO2..... aiuto, aiuto!!!) per contestare quella che a loro dire sarebbe l'ideologia sottesa al (curiosa coincidenza, quasi omonimo) film tratto dalle opere di Biglino. Curioso, soprattutto perchè se Biglino si sbagliasse e non fosse vero che l'umanità sia stata creata da una o più specie non terrestri, non si capisce quale sarebbe il pericolo sotteso. Al contrario, se il regista di questo cinegiornale Luce si sbagliasse (come è palese già oggi dalle suddette chat GPT), il pericolo sarebbe gravissimo, cioè accettare l'invasione dell'intelligenza artificiale senza battere ciglio, rischiando di venirne sopraffatti, e omettendo di rilevare che quando si tratta di programmazione non può non esistere il problema di "chi" programma. Considerando che già ora la chat GPT dà del "complottista" a chi prova a fare domande "scomode", basterebbe fare il proverbiale 2+2 per arrivare al triste epilogo.

 

Per tutti quelli che non possono che belare, e per i quali sentirsi emarginati dal gruppo degli pseudo-intellettuali di finta sinistra equivarrebbe a morire... che dire? Godetevi questo "capolavoro" per menti superiori, mentre vi compiacete per aver colto il profondo senso dell'esistenza nella compassione per le macchine dalle fattezze umane (e non).

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