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Killing Me Softly

Regia di Chen Kaige vedi scheda film

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La recensione su Killing Me Softly

di FilmTv Rivista
4 stelle

L’attrazione fatale, e più pericolosa di una scalata impervia su un ghiacciaio, nasce a un semaforo. Alice, americana delle pianure dell’Indiana, sfiora la mano di Adam, alpinista provetto e dall’aria che promette delizie sessuali e misteri angosciosi. Il desiderio impone l’anarchia e, dopo poche ore e una corsa in taxi, arriva un primo amplesso furente. L’incipit del dramma del piacere va veloce. Alice lascia il fidanzato e la quiete della sua casa con la naturalezza con cui si cambia un paio di autoreggenti. Compare una sorella del bel tenebroso e assai focoso, arrivano telefonate mute e lettere anonime, e Alice, la ragazza che sapeva poco e intuiva meno, rimane con entrambe le gambe nella trappola tagliente. Prima di lei, chi va al cinema da un po’ di tempo, immagina sviluppi, tribolazioni e punizioni per chi gioca la carta del sesso-dolore (scomodare amore e morte è da indulgenti) e del thriller coniugale. Il primo film diretto in inglese da Chen Kaige (tratto dal romanzo “Dolce e crudele” edito in Italia da Rizzoli) è molto deludente e meccanico. L’erotismo è da reparto surgelati. Il dialogo quando verbalizza quello che dovrebbe essere morboso è risibile. I due attori sono i burattini di un teatro (non di un impero) della passione proibita.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 12 del 2002

Autore: Enrico Magrelli

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