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Gosford Park

Regia di Robert Altman vedi scheda film

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La recensione su Gosford Park

di cheftony
7 stelle

A murder in the middle of the night, a lot of guests for the weekend, everyone's a suspect… That sort of thing.”
“How horrid! And who turns out to have done it?”

 

 

Inghilterra, 1932: Sir William McCordle (Michael Gambon) ha organizzato un hunting party (dunque una festa con annessa battuta di caccia al fagiano) nella sua tenuta di campagna di Gosford Park. A presenziare non saranno soltanto i già numerosi invitati, ma anche i servitori di ognuno di essi, come consuetudine.

Tutto scorre placidamente come previsto, fra le acide sentenze della zia del padrone di casa Lady Trentham (Maggie Smith) e le frivole disquisizioni sul cinema rivolte all'indirizzo del produttore americano Morris Weissman (Bob Balaban) e dell'attore Ivor Novello (Jeremy Northam). Ma se nello sfarzo della tenuta si consumano infiniti convenevoli, segreti, peccatucci e orgogliosamente celate difficoltà economiche dei ricconi, nella luce soffusa delle stanze di lavoro c'è una vita parallela, quella di un'umile servitù, a sua volta avvinghiata in trame misteriose; si instaura un forte legame fra Parks (Clive Owen), valletto di Lord Stockbridge, e Mary MacEachran (Kelly Macdonald), servitrice di Lady Trentham. Si diffonde l'ostracismo per Henry Denton (Ryan Phillippe), valletto di Weissmann, gran faccia tosta e odioso accento scozzese. E al buio del suo studio personale, mentre tutti gli astanti sono rapiti dal canto di Novello, Sir McCordle trova improvvisamente la morte. Pugnalato.

Giungono un poliziotto e un corpulento e divagante ispettore (Stephen Fry), con evidenti difficoltà a trovare il bandolo della matassa…

 

What gift do you think that a servant has that separates them from the others? It's the gift of anticipation. And I'm a good servant. I'm better than good: I'm the best! I'm the perfect servant! I know when they'll be hungry and the food is ready. I know when they'll be tired and the bed is turned down. I know it before they know it themselves.”

 

 

Gosford Park” è un progetto nato dalle menti di Robert Altman e Bob Balaban, il quale interpreta nel film – ironia della sorte - proprio un produttore hollywoodiano in trasferta inglese. I due ideano e producono questo film British fino al midollo, delegando la sceneggiatura all'esordiente Julian Fellowes.

È un giallo fasullo, in cui l'ispirazione ad Agatha Christie è un mero pretesto per ritrarre il sistema sociale inglese nel cosiddetto periodo storico Interwar, disperatamente ancorato al vittoriano passato. Le ricche e annoiate signore possiedono una lady's maid (servitrice), mentre gli uomini un valet (valletto): una servitù che “Gosford Park” dipinge comunque come scaltra, a suo modo indipendente, insidiosa, nonostante l'avvilente usanza di affibbiare al servo di ogni ospite il cognome del proprio padrone per non generare confusione.

Tradizione vuole che l'assassino sia sempre il maggiordomo, che non riesce mai a fregare fino in fondo padroni e inquirenti, no? Ecco che entra in scena il detective incapace e privo di autorità al punto da essere sempre interrotto: questi tenta da prassi di risolvere il delitto, ma invano. A riprova del fatto che Altman si burla delle convenzioni.

Il vecchio Robert ha dimostrato più volte di essere precursore e maestro del film corale, ma qui le trame sono insignificanti e perfino lontane dal destare interesse, tant'è che i primi 75 minuti di film non decollano. Più che centrale il ruolo dei dialoghi, godibilissimi specialmente in lingua inglese, data l'importanza della dizione della sfilza di attori teatrali britannici nel cast. L'omicidio, che giunge al termine di un serrato climax a base di fucilata di striscio e bloody Mary rovesciato, sulle note di armoniose sonate per pianoforte, non smuove di una virgola l'impianto del film.

Nel 2001, alla sua uscita, fu un successo di pubblico strepitoso, circostanza rara per un film di Altman e anche difficile da spiegare per uno dei suo lavori più freddi e calcolati. Un'opera di ricostruzioni e scenografie impeccabili, ma anche sostenuto da un'ironia che si fa sempre più tagliente attraverso dialoghi fulminei e da attori eccellenti nel dare vita a personaggi a dir poco dimenticabili. “Gosford Park” difficilmente può sbigottire, facilmente può levare uno sbadiglio, ma l'acume che ne sta alla genesi non lascia indifferenti.

 

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