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Antropophagus

Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film

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Raffaele92

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La recensione su Antropophagus

di Raffaele92
1 stelle

Continuo a chiedermi come mai questo film dell’orrore (e tale dicotomia è riferita non tanto al genere d’appartenenza, quanto alla bruttezza della pellicola) venga considerato dai fan (sì, avete capito bene: questo film ha dei fan. Incredibile ma vero) come l’apogeo dello splatter, accumulatore di altissimi voti nella totalità dei siti dedicati a tale sottogenere.

Perché questo, dal momento che lo splatter si confina a giusto tre brevissime sequenze concentrate tra l’altro negli ultimi venti minuti? Una di queste, tra l’altro, costituisce il 95% del motivo della fama di “Antropophagus”. Faccio ovviamente riferimento a quella del feto divorato: volgarissima, improponibile, inutile, becera e ignorante. Lo scopo di colpire lo stomaco dello spettatore è stato raggiunto in pieno, ma non se ne sentiva davvero il bisogno.

Al di là di tale sequenza, ciò che lo rende nel complesso mediocre è soprattutto la piattezza narrativa, colpevole di rendere insopportabile anche gli scarsi 87 minuti di durata.

Questo oltre a una regia la cui sciattezza compie il sacrilegio di buttare al vento un plot sulla carta davvero interessante e promettente (in buone mani sarebbe potuto diventare un bell’horror). D’Amato si sforza di creare a tutti i costi una qual certa atmosfera gotico-macabra, e ogni tanto la cosa gli riesce (le vaire sequenze notturne all’interno della villa, nonché quella nella tomba verso la fine), ma rimangono macchiette in un complesso dove dominano noia e lentezza.

Se all’inizio infatti l’idea di questi ragazzi confinati su un’isola deserta e costretti a pernottare in un villone abbandonato tiene viva la nostra attenzione, verso metà la trama cessa di esistere, la sceneggiatura accumula buchi, i personaggi gironzolano senza un perché e a dominare sono solo vuoto e staticità.

Può essere oggi apprezzato (parolona) per il suo “fascino” scult, ma è talmente fiacco da portare anche lo spettatore più paziente a spegneremmo la tv dopo una quarantina di minuti dall’inizio.

Un film sopravvalutato (per quanto possibile e incredibile), un prodotto di nicchia il cui interesse è col tempo aumentato proporzionalmente alla sua difficoltà in quanto a reperibilità.

Molto recentemente è invece diventato reperibilissimo nel mercato home video, ma il suo status di film di culto – ahinoi – non ha smesso di perdurare.

Se al suo confronto “Quella villa accanto al cimitero” (1981) e “Zombi 2” (1979) di Fulci paiono “Shining” (1980) e “L’esorcista” (1973), non possiamo allora che rimpiangere “Buio Omega” (1979), precedente horror di D’Amato che almeno era un nonsense dichiarato fin dall’inizio dove lo splatter non si faceva affatto desiderare. Quello è un vero scult coi controfiocchi!

Ma guardando alla filmografia del regista nel suo complesso, a questo obbrobrio che è “Antropophagus” preferiamo quasi i porno esotici.

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