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Come pecore in mezzo ai lupi

Regia di Lyda Patitucci vedi scheda film

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La recensione su Come pecore in mezzo ai lupi

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Esordio per la regista Lyda Patitucci, già presente come capo delle seconde unità dedite alle scene d’azione di pellicole come Veloce come il vento (id.; 2016), la trilogia di Smetto quando voglio e Il Primo Re (id.; 2019), firmate tutte da Matteo Rovere o anche solo prodotte dalla sua Groenlandia Film e che in tal caso ha puntato sulla regista Emiliana producendole la sua opera prima, frutto di una sceneggiatura firmata da Filippo Gravino e imperniata su una vicenda dai risvolti noir, d’azione, vero marchio di fabbrica della regista, ma anche psicologici.

 

A farla da padrone la figura di Stefania, che per i membri della banda nella quale si è infiltrata è conosciuta come Vera, impersonata da Isabella Ragonese, capace di tratteggiare un personaggio con un carattere indurito da una vita che l’ha allontanata dalla famiglia e da un padre più interessato alla nuova compagna filippina e ai riti religioso – ortodossi che officia nella sua villa, piuttosto che a costruire un rapporto con i due figli. E da un fratello (Andrea Arcangeli), dedito alle rapine e con una ex compagna tossicodipendente che gli impedisce di incontrare la figlia. Proprio Arcangeli, noto al grande pubblico per essere stato l'alter ego di Roberto Baggio ne il Divin Codino (id.; 2021), rappresenta una lieta sorpresa, perché capace di modificare il proprio corpo perdendo una quantità significativa di peso per dare vita a un personaggio le cui fragilità, innanzitutto psicologiche, sono del tutto evidenti. Nel mezzo una vicenda thriller che s'incastra con quelle dei due protagonisti, costretti a fingersi ignari l'uno dell'altra per sfuggire a una vendetta, della banda cui appartengono, che non tarderebbe ad arrivare.

 

Ci si emoziona vivendo con ansia ogni incontro clandestino fra Bruno e Stefania, nel corso delle riunioni preparatorie per il colpo milionario e per il legame controverso, e non del tutto spiegato, fra la ragazza, la madre scomparsa e della quale ha assunto il nome, e un padre, portato in scena da Tommaso Ragno, per poche ma significative pose, con cui non si sa per quale motivo abbia definitivamente rotto ogni rapporto.

Esordio col botto per un film la cui qualità è sottolineata anche da una fotografia livida e invernale, i cui risvolti psicologici risultano profondi e la cui trama, se fosse stata concepita oltreoceano, siamo certi non avrebbe avuto alcun problema nel fargli raggiungere un successo decisamente meritato.

 

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