Espandi menu
cerca
Basquiat

Regia di Julian Schnabel vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Bebert

Bebert

Iscritto dal 22 ottobre 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 2
  • Post 2
  • Recensioni 47
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Basquiat

di Bebert
4 stelle

Un biopic di parte, inevitabilmente. E un commento di parte, perché possiamo condividere con tanto pubblico che questo film è, nell'insieme, una buona opera prima, ma non possiamo fingere di non sapere che le scelte del regista sono ben accurate e mirate in una precisa direzione. A mio avviso l’esordiente regista si occupa del proprio mondo e di sé in modo eccessivo. Non riesce mai ad uscirne, non spinge la "carriola" di Pirandello, non vede nulla da fuori. Il cast è d’eccezione, con due eccellenti attori in ruoli marginali: Willem Dafoe interpreta un elettricista-scultore senza successo e compare per un paio di minuti e Christopher Walken, un giornalista paziente che cava qualche parola dal protagonista. Attori sprecati, se pensiamo da fuori. Per Julian Schnabel, tutto abituale, per il suo film vuole il meglio: Andy Warhol è interpretato da David Bowie, con tanto di parrucca originale proveniente dal Museo Warhol di Pittsburgh, Dennis Hopper è Bruno BischofbergerMichael Wincott è René RicardClaire Forlani è la gallerista-mercante Gina Cardinale (che rammenta Annina Nosei). E ancora, Benicio del ToroCourtney Love e Gary Oldman che interpreta il pittore Albert Milo ovvero lo stesso Schnabel ed infine Jeffrey Wright nella parte del protagonista Jean-Michel Basquiat.

Un film di stars per una star di quelle che durano poco in vita e molto in seguito. Ci sono scene che, pur marginali, dicono parecchio: all’inizio la madre di Basquiat che piange davanti a “Guernica” col bambino-Picasso degli anni ’80. Basquiat che si sveglia in una scatola di cartone e poi rovescia un liquido sul tavolino d’uno snack bar e improvvisa un improbabile ritratto alla cameriera che diverrà sua, altrettanto inverosimile compagna. Warhol che fa orinare un amico su un quadro per ossidarlo meglio, perché beve la marca giusta di birra. Mezza famiglia Schnabel a far da comparse e tanti dei suoi dipinti che quasi sono in maggior numero di quelli di Basquiat, anzi, sono tutti suoi, perché non avendo ottenuto il permesso di usare originali, li ha ridipinti tutti. Un surfista che incombe nel cielo, perché a Schnabel piace il surf. L’animo romantico del protagonista si vede quando compra papere di peluche e ogni tanto si stizzisce perché i neri sono messi a parte.

Già, perché pare vero che il nostro graffitaro e neoespressionista, fosse dalla parte dei neri ma frequentava preferibilmente i bianchi. Della storia sentimentale con Madonna non c’è traccia, se non nel nominarla l’intervistatore; e neppure le altre e quelle di una sola nottata. Basquiat incomincia dalla strada, per scelta e vuole la fama; dipinge graffiti firmandosi SAMO© (acronimo di “Same Old Shit”) ed espone con altri writers alla famosa mostra “The Times Square Show” nel 1980, ha già i suoi dreadlocks e uno spolverino. Da lì usciranno in pochi, ma già famosi e Basquiat veste Armani a piedi scalzi e guadagna molto. La Nosei e Bischofberger gli danno lavoro da trasformare in soldi e lui fa nascere una quantità di quadri enorme. La “Factory” di Basquiat è lui solo e la produzione ne risente, è sufficiente vedere i quadri dal vero: i collezionisti europei ed americani hanno un numero d’opere esorbitante, dipinte ciascuna in un paio d’ore, ripetitive e meccanicamente marcate da spicci emblemi che contraddistinguono l’autore. Basquiat viaggia molto (nel film, lui pare sempre fisso a New York) e crea problemi come una rockstar che, si sa, “deve” comportarsi in modo eccentrico e perfino incivile. Le droghe pesanti sono sempre a portata di mano, questo è largamente sottolineato.

Schiavo degli stupefacenti ed essenzialmente privo di veri amici è diffidente e incontentabile. Jeffrey Wright è molto somigliante ma non ha possibilità di recitare se non ciò che impone il copione: numerose furono le occasioni di aggressività, ma Schnabel preferisce narrare le incertezze e gli sfoghi, anche col suo alter-ego Albrt Milo, in realtà pare che non fossero in buoni rapporti. Basquiat conosce infine Andy Warhol e quasi lo sovrasta, perché è giovane e non avrebbe bisogno di lui se non per accrescere la propria fama. Sono insieme, finalmente e pare un rapporto quasi affettuoso dal quale sgorgano articoli, copertine, video e ovviamente quadri in coppia. C’è chi sparla di loro e Basquiat si sente oltraggiato: lo chiamano “Eddie Murphy della pittura” e a coniare questo soprannome è Robert Hughes. C’è del vero, Basquiat è una figura cinematografica, è nero ed è simile a un divo di Hollywood o ad una rockstar, ha un aspetto che crea una tendenza, un seguito e probabilmente si sente simile a quelli che furono i suoi divi: Charlie Parker e Jimi Hendrix.

Ma la storia che si scrive a New York corre veloce, Warhol muore e Basquiat già avverte che la fama è snervante e ancor più, è spossante mantenerla. Aveva già rinnegato il passato da writer, per non cadere nel fenomeno di una moda passeggera e sentendo mancare la stressante ma confortante pressione degli altri comincia a sprofondare nel baratro delle droghe, che gli saranno fatali. Muore a soli ventisette anni: in poco più d’un lustro ha creato una mole d’affari straordinaria, forse è stato manipolato, ingannato. Pare il finale “giusto”, del poeta maledetto ma non somiglia ai divi talentuosi citati sopra: è più un Jim Morrison d’altri tempi con una sostanziale differenza, tutta per i fan: di Morrison noi, da fuori, abbiamo possibilità di sentirne la voce, la musica e avere una maglietta con la sua immagine. Di Basquiat abbiamo poco, forse nulla: immagini sui libri, poster e code alle mostre retrospettive. E poi lì ci chiediamo: è arte questa? Non sappiamo, perché quel mondo cui lui apparteneva è sbarrato, lo vediamo da fuori. Schnabel sta dentro e non dà uno sguardo oltre i confini del suo ambiente: anche questo film non ci aiuta a distinguere tra l'enorme produzione di quadri e un mazzo di banconote.

Bella colonna sonora, con The Pogues, John Cale, David Bowie, The rolling Stones, Iggy Pop.

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati