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Le bianche tracce della vita

Regia di Michael Winterbottom vedi scheda film

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La recensione su Le bianche tracce della vita

di FilmTv Rivista
6 stelle

C’era una volta il (selvaggio) West. Dove avventurieri da una parte e prostitute dall’altra tentavano di sopravvivere cercando l’oro (i primi) e i soldi (le seconde), con prestazioni cariche di umiliazioni. Dopo avere preso in prestito da Thomas Hardy il romanzo “Jude” (per l’omonimo film con Kate Winslet), l’inglese Michael Winterbottom concede allo scrittore il bis. E, con licenza tutta cinematografica, tra-

sferisce l’Inghilterra del suo celebre “Sindaco di Casterbridge” in una Sierra Nevada che più “nevada” non si può. Siamo nel 1869, vent’anni dopo gli spari che fecero partire, nel delirio, la caccia alle agognatissime pepite dorate. Tra pionieri arricchiti, cercatori falliti e puttane dal cuore d’oro (appunto), l’ambizioso kolossal rimane incagliato nei ghiacci sul quale si poggia. Il regista non riesce a sciogliersi e il sopravvento si fa freddo come la morte. Un’operazione solo a tratti suggestiva (l’ambientazione è ricca e mostra i soldi spesi), salvata in extremis da un intonato coro attoriale dove lo scozzese Mullan dà lezioni di recitazione al giovane Bentley, e dove tre donne (Kinski, Polley, Jovovich) assicurano contro la noia.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 31 del 2001

Autore: Aldo Fittante

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