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Il sol dell'avvenire

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il sol dell'avvenire

di hallorann
4 stelle

Opera testamento di un nostalgico Nanni Moretti che riscrive la storia con i se. Se il partito comunista avesse condannato i fatti d’Ungheria del 1956 e intitolato su L’Unità che il PCI ripudiava l’Unione Sovietica oggi saremmo felici. La sinistra ha sbagliato tutto illo tempore e ora deve accontentarsi di ricostruire su di un set la sua splendida utopia. Il sol dell’avvenire non è più soltanto un sole di cartone, come nell’indimenticabile capolavoro “Palombella rossa”, è una tinta rossa sul muro in apertura di film ed è un titolo di chiusura su sfondo rosso come nelle opere dei settanta/ottanta che non torneranno più. La cosa che emoziona della pellicola di Moretti è il finale (simile al precedente “Tre piani”) con il saluto degli attori feticcio di un cinema finito, da un pezzo. Il resto è una Morettineide con pochi alti e molti bassi. Le cose alte sono le autocitazioni: dalla copertina di “Sogni d’oro” al Circo Budavari. Mentre “Lola” di Jacques Demy con la mitica Anouk Aimèe; il “Non uccidere” di Kieslowski; il finale de “La dolce vita” sono dotte citazioni impregnate di nostalgia (ancora lei) intese come insegnamenti universali ed eterni. Le cose basse sono la melanconia di fondo, una mestizia diffusa, un dilettantismo che aleggia ovunque. Le tirate contro la violenza del cinema odierno lasciano il tempo che trovano, le battute sulla mania di commentare tutto alla Twitter non arrivano a destinazione. L’autore detesterà Netflix e le serie, ma il girato de “Il sol dell’avvenire” sa di sit-com senza risate registrate o di fiction di Raiuno con le canzoni stonate da cantare a squarciagola per colmare buchi di sceneggiatura. Riusciti gli innesti di “Think” di Aretha Franklin a compimento della storica fobia delle calzature (le Sabot come ultimo arrivo della collezione/ossessione). E di “Voglio vederti danzare” del compianto e già “diegetizzato” Battiato. Eppure “Il sol dell’avvenire”, insisto, risulta fiacco, con il fiato corto, faticoso come Giovanni agli occhi della moglie e della figlia.

 

locandina

Il sol dell'avvenire (2023): locandina

 

Al contrario di Marco Bellocchio, Moretti autore ha perso freschezza e spirito. Viene in mente quella puntata della memorabile “La macchina cinema” condotta dal primo con Agosti, Rulli e Petraglia in cui andavano a visitarlo e incalzarlo sulla sua idea di cinema e di contenuti sul set di “Ecce bombo”. Quella sana spavalderia della giovinezza si è assopita come il maggiore partito politico di sinistra nel corso del tempo. Moretti attore poi monologa che non lo tiene nessuno, in coppia con Margherita Buy risultano i Sandra e Raimondo di sinistra sempre in crisi di coppia e di credo politico. Funzionano Silvio Orlando e Barbora Bobulova: Ercolino Togliatti e Nilde Iotti in miniatura tra finte palazzine popolari di un set. Sprecati Mathieu Amalric e Jerzy Stuhr. Franco Piersanti non è mai stato Nicola Piovani. Con questa opera definitiva gli appassionati di Nanni Moretti hanno chiuso un ciclo. Morale politica della favola, parafrasi morettiana: cara sinistra abbiamo sbagliato tutto, noi ti vogliamo bene ma non hai ancora capito che non conti più un cazzo!

 

Silvio Orlando, Barbora Bobulova

Il sol dell'avvenire (2023): Silvio Orlando, Barbora Bobulova

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