Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
76° FESTIVAL DI CANNES 2023 – IN CONCORSO
La vicenda di Edgardo Mortara, bambino ebreo sottratto alla famiglia nella Bologna pontificia perché una domestica lo avrebbe battezzato di nascosto, aveva da tempo suscitato l'interesse dei produttori internazionali, si era parlato in passato di un film diretto da Spielberg.
Marco Bellocchio ne trae invece una pellicola di denuncia mordente ed efficace, mostrando tutta l’assurdità della legislazione clericale per cui bastava che chiunque versasse qualche goccia d’acqua in testa ad un bambino ebreo perché questi potesse essere strappato alla famiglia. La condisce con gustose stilettate anticlericali, come l’incubo del Papa circonciso a tradimento.
Edgardo viene condotto a Roma dove viene rieducato al cattolicesimo e diviene una sorta di pupillo del Papa Pio IX, e fino alla Breccia di Porta Pia sarà impossibile per la famiglia recuperarlo. Quando però Roma passa all’Italia Edgardo è ormai un giovane prete che ha rinnegato le sue origini e non vuole saperne di ritornare alla famiglia e all’ebraismo.
Il film di Bellocchio si avvale di splendide ricostruzioni storiche: bellissime quelle delle sponde del Tevere prima della costruzione degli argini, con le acque del fiume che arrivavano a lambire le case, perfettamente inserite nello sfondo con Castel Sant’Angelo e San Pietro. Gli interpreti fanno tutti un ottimo lavoro, sia quelli che interpretano Edgardo rispettivamente bambino (Enea Sala) e ragazzo (Leonardo Maltese), Barbara Ronchi nel ruolo lacerante della madre e Fausto Russo Alesi in quello del padre e Fabrizio Gifuni, lo zelante prelato del Sant’Uffizio che ordina il prelevamento del bambino, incrollabile anche nel processo a cui viene sottoposto dopo l’Unità.
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