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A mia sorella!

Regia di Catherine Breillat vedi scheda film

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La recensione su A mia sorella!

di maurizio73
5 stelle

Le classiche tematiche della sessualità e della conflittualità della regista francese trovano in questo stralunato racconto di formazione la singolare misura di una partecipazione emotiva che va oltre i codici del realismo per addentrarsi nei territori sconosciuti di desideri indicibili e volontà inespresse che l'età di passaggio porta con sè.

Elena ed Anais sono due sorelle molto diverse tra loro: la prima è magra, bella e spigliata con l'altro sesso; la seconda è grassa, bulimica e sognatrice. La prima esperienza sessuale di Elena con un ragazzo più grande durante le loro vacanze estive, viene vissuta dalla sorella con il disagio e l'insicurezza di chi sa che tutto questo le è precluso. Al ritorno dalla vacanze però, un fatto tragico ed imprevedibile sembra sconvolgere la sua prospettiva sulle relazioni umane e la sessualità.

 

 

Commedia del grottesco e del tragico che indugia sul ritmo compassato e sulle ambientazioni liminari care a Rohmer (Pauline à la plage, Le rayon vert) ed anticipatrice del cinema subliminale ed ambiguo dell'Ozon che verrà (Swimming Pool - Jeune et Jolie), le classiche tematiche della sessualità e della conflittualità della regista francese trovano in questo stralunato racconto di formazione la singolare misura di una partecipazione emotiva che sembra andare oltre i codici del realismo per addentrarsi nei territori sconosciuti di desideri indicibili e volontà inespresse che l'età di passaggio porta inevitabilmente con sè.
Se la fragilità narrativa e la vacuità del linguaggio metaforico sembrano ridurlo ad un mero esercizio di stile che si perde nel nulla di una strada senza uscita, il film della Breillat cerca coraggiosamente di guidarci nella sconcertante ambivalenza della pubertà divisa (come le due sorelle ciascuna specchio ed alter ego dell'altra) tra le romantiche fantasticherie di un'infanzia di tristi nenie funebri e bulimici impacci del corpo e la sfrontata esuberanza di una personalità che attraverso lo strumento di una gioiosa sessualità vuole affermarsi come altro da sè e scoprire il proprio ruolo nel mondo.
Giocato sul registro sospeso di una favola edipica che sembra attraversare tutte le fasi di una sconcertante crescita dell'Io (compresa la fase anale,sic!), assegna ai personaggi principali il loro ruolo in commedia: dalla sorellastra rancorosa e infantile che si fa voce di una coscienza lucida e impietosa alla bella e ingenua principessa pronta a farsi deflorare dal solito principe azzurro di turno, dalla matrigna distaccata e anaffettiva alla strega cattiva (cameo di una straordinaria Laura Betti) che viene a reclamare i suoi venali possedimenti materiali, fino al tragico epilogo di un orco spietato e famelico che sembra partorito dalla perversa fantasia e dai macabri sogni di una goffa crisalide prigioniera del suo bozzolo e che non diventerà mai farfalla. Certo il rischio del ridicolo è dietro l'angolo e la riuscita del registro affidata all'indulgenza ed alla buona volontà dello spettatore; tuttavia restano alcuni momenti figurativamente interessanti (le scene sulla spiaggia, le confessioni allo specchio, la brutalità dell'epilogo) ed il coraggioso tentativo di affrontare un argomento tanto spinoso e difficile con uno stile assolutamente personale ed inusuale. Singolare colonna sonora dei Tavernanova con la loro lirica partenopea 'Vene Carnevale' che apre e chiude il film.
Premiato per la regia a Berlino, Cannes, Chicago e Rotterdam ha provocato persino l'arresto di un incauto cittadino canadese che cercava di importare una copia del film considerato nel suo paese come materiale osceno ed immorale.

 

Fiorivi, sfiorivano le viole
e il sole batteva su di me
E tu prendevi la mia mano
mentre io aspettavo...

 

 

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