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The Menu

Regia di Mark Mylod vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Menu

di axe
6 stelle

Tyler, un giovane benestante, conduce Margot presso un ristorante, unico insediamento su una piccola isola, ove il celebre chef Julian Slowik, somministra ad una clientela selezionatissima le sue complesse ed estremamente ricercate preparazioni gastronomiche. Slowik, per la non casuale combinazione di ospiti, programma un menu ... speciale. Thriller con venature horror, "The Menu" è il, poco realistico, ma ricco di simboli, racconto di una vendetta, organizzata da un uomo non solo per sè, bensì per un'intera classe sociale, composta da "quelli che danno", contrapposti a "quelli che prendono". La prima categoria è rappresentata dallo chef Julian Slowik ed il suo staff. La seconda categoria, dagli ospiti del ristorante, i quali, dietro eleganza e modi raffinati, si rendono artefici, spesso in negativo, del destino altrui, mediante l'arroganza legata all'esser ricchi - di certo non grazie alla propria onestà - o la spocchia del critico affermato. Coloro che "prendono", nella visione dello chef e dei suoi complici, sono arrivati a snaturare, nella loro costante ricerca del superfluo, l'attività del mangiare. Non ci si siede a tavola per nutrirsi, bensì per vivere un'esperienza; le sensazioni prodotte dalla combinata influenza dei sensi, tuttavia, mai soddisfano pienamente palati, narici, occhi, di personaggi dall'ego smisurato, così come le loro risorse economiche, le cui pressioni influenzano la vita e le scelte di chef, cuochi, camerieri, spingendoli ad un costante quanto inutile rincorrere velleità, deideri, capricci. Dunque, ogni portata del menu proposto da Slowik è ispirato a vicende della sua vita o dettagli del suo pensiero. Man mano che i piatti si succedono, gli ospito comprendono come si concluderà la serata; sarà la morte, per tutti. I blandi tentativi di ribellione, resi vani anche dagli egoismi dei singoli, non possono impedire che il loro destino si compia. Evidentemente, le parole dell'organizzatore della serata, li convincono che, in fondo, è giusto così. Lo chef ha ben fatto suoi calcoli. Tra le vittime predestinate ci 0sono tecnici prestati al business ed al malaffare ad esso collegato; un attore sul viale del tramonto che ancora cerca di far valere la notorietà del proprio nome; critici culinari che hanno rappresentato la rovina di tanti ristoratori non in grado di soddisfarli; Tyler, il quale considera il cibo unico elemento di valore per la propria vita, e pertanto pronto a disinteressarsi a quella altrui - infatti, non è giunto a tavola insieme alla compagna, la quale lo ha lasciato da poco, bensì con Margot, una escort ingaggiata per l'occasione, nonostante fosse consapevole delle intenzioni di Slowik. Margot è il "fuori programma" dello chef; egli ha previsto la morte di tutti gli ospiti, gente che "prende". Lei è, tuttavia, una che "dà". Di conseguenza, lo chef le concede più di una possibilità, che ella, comprese le motivazioni dell'uomo, riesce a sfruttare al meglio. Le è infine consentito allontanarsi, mentre il fuoco ed un'esplosione cancellano dall'isola il ristorante e tutti i suoi occupanti. Margot, mai doma, è interpretata da Anya Taylor-Joy; Julian Slowik da Ralph Fiennes. Persuasivo, carismatico, conduce la vendetta meticolosamente preparata con estreme calma e padronanza di sè. Il ritmo del film è lento, forse troppo; sin dall'inizio, è chiaro che gli ospiti del ristorante - una struttura complessa e completamente autonoma - avranno ... una certa difficoltà ad uscirne vivi. Il luogo è isolato, fisicamente e telematicamente. Lo chef, la sua inquietanta assistente e lo staff controllano ogni cosa. E', però, con il procedere del racconto che la vicenda prende contorni sempre più definiti, con dettagli grotteschi, colpi di scena, sequenze raccapriccianti. La tensione è costante, nonostante l'epilogo sia intuibile. "The Menu" non è un film perfetto, ma ne consiglio comunque la visione; ha una messa in scena originale, seppure improbabile, a tratti è imprevedibile, racconta di una vendetta "di classe" e stigmatizza l'eccessiva attenzione data all'azione del mangiare, attinente, in certi ambiti della nostra attualità, più alla "forma" della "sostanza".

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