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Popran

Regia di Shin'ichirô Ueda vedi scheda film

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La recensione su Popran

di ilcausticocinefilo
6 stelle

 

 

 

Alla ricerca del "popran" perduto. Giovani manager arrivisti, vanesi e senza scrupoli si ritrovano privati degli attributi. L'Odissea più esilarante della storia del cinema? Ecco la nuova “boiatina” (detto affettuosamente, s’intende) partorita dalla “fervidissima” mente di Ueda che, come tutti sanno, fece il botto al FEFF 2018 con quell’altra assurdissima commedia di One Cut of the Dead.

 

Ora – per quanto possa sembrare strano – Popran è un film “più normale”, nel senso che è lineare e diretto e non metanarrativo; tuttavia, nelle premesse, è – se possibile – persino più delirante. Un simpaticissimo delirio che, vien da pensare, solo (certuni) giapponesi avrebbero potuto immaginarsi.

E, a differenza di altri film fondati in qualche misura sul “toilet humor”, questo riesce comunque ad evitare la volgarità spinta e ad imbastire una sequela di scene una più folle dell’altra da far letteralmente piangere dal ridere (qualche esempio: la scena della visita dal dottore [“Torni domani, vediamo se cambia qualcosa”]; quella del “seminario di aggiornamento” sull’anatomia e la cattura dei “popran”; quella della prima furibonda lotta per catturare uno dei “cosi volanti non identificati” che sfreccia come un jet e finisce dritto in bocca al protagonista).

 

 

scena

Popran (2022): scena

 

 

Ovvio, quasi scontato, che il sotteso “percorso di formazione” sia alquanto prevedibile: perché si capisce immediatamente che il Tagami non è proprio ‘sto gran bel personaggio e dunque a cosa voglia puntare il suo viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio: ad acquisire consapevolezza di quanto sia stato infame nei confronti di chi gli era più vicino.

Ma alla fine tal percorso è soltanto un pretesto per costruire, appunto, una lunga serie di scene assolutamente da spanciarsi, quindi assolve pienamente al suo scopo. Certo, probabilmente sarebbe funzionato ancor meglio, come film, con una quindicina di minuti in meno (e difatti qualche perdita di tempo c’è, difficile negarlo), ma la cosa si perdona facilmente per la demenziale originalità del soggetto e per il fatto che – quando si decide a prendere, piuttosto letteralmente, “il volo” – il film fa soffocare dalle risate.

 

Cosa volere di più da una commedia simile? Insomma, s’era mai visto un pretesto più, di nuovo, completamente delirante per edificare una sorta di strambissimo film di genere?

Ueda si conferma un regista che definire sui generis suona quasi come un eufemismo, un regista da tenere d’occhio, capace di inventarsi ad ogni nuovo giro una qualche bizzarra trovata memorabile nella sua implacabile e studiata pazzia.

 

 

scena

Popran (2022): scena

 

 

Su di un piano prettamente tecnico vi sono ancora ampi margini di miglioramento, senza dubbio, a partire da una fotografia sinceramente scarsa, troppo patinata e luminosa, ma la “soave” fantasmagoria, la “baldanzosa” scemenza del film è contagiosa.

A suo modo molto convincente (visto anche il soggetto con il quale si è trovato ad operare) il protagonista assoluto Minagawa (in ogni caso, è facile figurarsi attacchi di riso incontrollato coglienti tanto la troupe quanto gli attori di fronte a talune scene che avranno di conseguenza sicuramente richiesto infiniti take per esser portate a casa).  'Azzi volanti non identificati: attenti al missile!

 

 

scena

Popran (2022): scena

 

 

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