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Napoleon

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Napoleon

di kubritch
2 stelle

A chi ha occhi per intendere, anche un trailer può bastare.

 

 

Quando uno ha approfondito la conoscenza del cinema - e dell'arte in genere - e ha visto migliaia di pellicole, alla fine, riesce a farsi un'idea del film anche dalle poche immagini del trailer; in alcuni casi, può bastare, persino, il nome del regista, o degli attori. Dipende tutto da cosa si cerca da un film. La maggioranza del pubblico si aspetta che il cinema funzioni come uno specchio abbellente, autocompiacente e consolatorio; cioè pretende che lo schermo confermi una certa immagine di sé, esattamente, come la strega di Biancaneve, piuttosto, che lati nascosti, repressi, o semplicemente sgradevoli della propria psicologia. Quando esco dalla sala non voglio sentirmi in difetto, né rozzo, né incivile, né ignorante; voglio sentirmi intelligente quanto basta, buono e dalla parte giusta del mondo. Insomma, gli spettatori cercano conferma al loro modo di comportarsi e di pensare (vedi spettatori in divisa fascista alla proiezione del film Comandante); in tanti, indipendentemente dalla classe sociale e dai titoli di studio, fanno lo stesso anche con le altre forme di arte. È vero che il cinema è lo specchio della società, ma ciò non significa che qualunque film che rappresenta la società, sia ben fatto. Film brutti sono il documento, prezioso quanto volete, di una società abbrutita, in decadenza. Allo stesso modo, ministri bugiardi e corrotti, corrispondono ad una corruzione, prima di tutto morale, diffusa anche presso il popolo. Andate pure a vedere Checco Zalone e Alessandro Siani, ma, per piacere, risparmiateci le vostre teorie sulla vocazione commerciale del cinema. Mi rivolgo soprattutto ai critici integrati di professione. La genuinità del popolo è un mito abusato e deleterio che tira tutto verso il basso come stiamo sperimentando da qualche decennio. Il puro intrattenimento apolitico non esiste; è propaganda politica a favore dello status quo.      

Ridley Scott non è più il regista sperimentale dei suoi primissimi film, ma da qualche decennio, anche lui, si è totalmente adeguato alla politica imprenditoriale di Hollywood, confezionando colossal e blockbuster conformi al gusto dello spettacolo d'evasione, specializzato nei grandi affreschi storiografici, non privo di velleità didattiche. Sono in genere film che non hanno una caratura originale, nel senso che si confondono in mezzo agli altri prodotti della stessa tipologia. Quello che Scott garantisce al pubblico è la visione di una messinscena molto curata e una resa fotografica che produca un senso di grandiosità; un'intenzione che rischia di scadere nella grossolanità se non è pienamente giustificata, tipo scene di sesso. In questo film non mancano di certo le soluzioni pacchiane. Mi viene in mente la scena sotto alle piramidi di cui Scott sfrutta la suggestiva imponenza. Ogni volta che Napoleone appare in scena, compie un'azione o recita una battuta ad effetto che lo connota. Una cosa che mi ha fatto storcere il naso già dal trailer. Questione di occhio allenato. Si può dire che il film è costruito come un ritratto caricaturale simile alle vignette dei giornali d'epoca mostrati, veri o falsi che siano. Mi chiedo solo quale sia l'attinenza coi tempi. Se è vero, in qualche modo, che Scott e, in particolare, il comparto produttivo, si è ispirato alla figura di Putin, allora, l'allusione risulta assai blanda, timida. Giusto la camminata da buzzurro attraverso i corridoi monumentali può farlo pensare. Perciò è stato scelto, in stile hollywoodiano, un attore abbonato al ruolo di psicopatico? C'è un nascosto intento propagandistico? 

Conosco poco e nulla di Napoleone, delle sue battaglie, della sua vicenda e delle sue idee politiche. So che la campagna d'Egitto è stata a dir poco leggendaria per tutti i risultati culturali che ha prodotto in Europa. Men che meno so di Josephine. So del carteggio che ci fu tra i due, ma non ho mai letto niente a proposito. Dalla visione del film, al netto dei preconcetti, di Napoleone ci si fa l'idea di un uomo, sì, arguto, ma egocentrico, dipendente dal giudizio della mamma e sgraziato come un plebeo bifolco, privo di maniere come esplicita la battuta di un ambasciatore inglese. Era davvero così? Manzoni gli avrebbe dedicato rime appassionate? Mancano cenni ed indizi sulle ragioni profonde, sia pure, a livello ipotetico, che hanno animato Napoleone all'azione. Il film è incentrato, soprattutto, sulla sua relazione con Josephine, tanto importante da modificare i suoi progetti militari in corso d'opera. Ciò che non si capisce è quale fosse la qualità del loro idillio; o meglio, il film lo riduce ad una passione puramente sessuale. "Guarda qui sotto, c'è una cosa che quando la vedrai, non ne potrai più fare a meno." Se per ben due volte Napoleone prende Josephine da dietro, copulando come un cane, mentre l'attrice/moglie partecipa con aria svogliata, qualcosa deve significare."Vieni nel letto del tuo padrone." È questo che i maschi intendono per amore? O è solo come Scott vede le donne? Dai dialoghi lei, sebbene "3oia" (come viene apostrofata dal protagonista) impenitente, appare totalmente assorbita dal fascino di Napoleone, tanto da implorarlo di non abbandonarla, e arrivando, persino, a farsi schiaffeggiare durante la stipula del divorzio. È documentato? A me, il personaggio fa l'impressione di un ragazzino americano trasportato con la macchina del tempo nella Francia dell'800: refrattario ai protocolli e ai normali codici morali; uno che vuole tutto e subito. Tra l'altro, mi sarebbe piaciuto vedere un Napoleone interpretato da un attore poco più che ventenne, l'età che aveva durante le prime campagne militari. Quando si incoronò imperatore aveva appena 35 anni.

Scott doveva sapere già dalle prime bozze, che condensare la carriera di Napoleone in due ore e mezza, organizzando una macchina produttiva adeguata alla spettacolarità del soggetto, sarebbe stata essa stessa un'impresa napoleonica che lo avrebbe esposto ad un fallimento di pari proporzioni. Di fatto, il film risulta come una carrellata di episodi che a mala pena si tengono insieme, per niente sostenuti dalla direzione degli attori, abbastanza incolore e scontata. Scott non ha ragione a prendersela con i professori di Storia che hanno giudicato negativamente il suo lavoro, dato che il film ha la forma di una pura e semplice lista di episodi storici, al di là della quale non c'è alcuna concezione artistica.Tutto come da previsione, insomma. Ciò non fa altro che aumentare il mio rimpianto per il progetto abortito di Kubrick. 

 

 

 

 

 

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