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Napoleon

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Napoleon

di yume
8 stelle

locandina

Napoleon (2023): locandina

Come per Il gladiatore, anche per Napoleon a Scott, Phoenix, e forse a tutto lo staff, l’acribia storica non interessa affatto.

Chi la vuole se la cerca, e, tutto sommato, per chi non abbia fatto di studi storici o non abbia un interesse esclusivo per tale disciplina, Napoleone resta un nome appreso a scuola, e quello che si ricorda di lui si ferma là o poco più in là.

Là dove ? Dove Ridley Scott l’ha collocato, facendoci dimenticare le agiografie scolastiche che a scuola t’intimidiscono, ti convincono che sia buono e giusto credere certi personaggi  modelli comportamentali, salvo poi capire nel corso della vita che non è esattamente così, che sono persone vissute nel momento giusto per loro, ma che, in altri momenti più criticamente accorti, sarebbero finiti di corsa in qualche riformatorio o carcere a vita.

Di buono Napoleone fece cose, senz’altro, il suo Codice resta una tappa insuperata della giurisprudenza mondiale, mandò a lavorare intere truppe di monaci nullafacenti, ma svuotò Musei, rapinò opere d’arte, mandò a morire centinaia di migliaia di soldati.

Scott fa sfilare una bella contabilità a fine film, caso mai qualcuno non abbia mai riflettuto sul fatto che campagne in Russia non ne ha fatte solo il Terzo Reich e il traffico di armi non è cosa dei nostri giorni soltanto.

La Storia si può raccontare in tanti modi, basta che siano onesti.

Dunque chi è questo Napoleon scottiano?

Un arrivista geniale, uno dalla risposta pronta, un parassita come lo marchia Wellington dopo Waterloo? Un po’ di tutto, ma chiediamoci anche chi erano gli uomini che si prostrarono ai suoi piedi. Ogni momento storico ha avuto geni e profittatori, e lui era un po’ questo e un po’ quello in un tempo in cui il caos regnava sovrano, l’Europa non era Europa, era un coacervo di Stati in mano a famiglie che da secoli erano lì, gente con una gran puzza sotto il naso che fecero gridare a Carl MarxProletari di tutto il mondo unitevi!” e finalmente qualcuno lo ascoltò .

Scott ci presenta un uomo normale, non bello né carismatico come lo dipinse David, ma favorito dagli eventi.

Non per nulla il film si apre con un Robespierre in fuga e Marie Antoinette sul patibolo.

Gran confusione sotto il sole, serviva chi trovasse le parole giuste e lui le trovò.

E così fece contente mammà, che dalla Corsica, terra di contadini e bovari, tifava per questo suo figliolo, e Josephine che lo impalmò e per quindici anni fu la sua Musa ispiratrice.

Sterile, purtroppo, e un erede maschio era necessario.

Phoenix ne interpreta favolosamente tutto il grigiore illuminato da un narcisismo incontenibile, chi avrebbe osato rappresentarlo mentre cade a ruzzoloni scappando dall’assalto del Direttorio? Quale grande storico si sarebbe soffermato sulla sua dipendenza dalla Beauharnais,donna di dubbia moralità?

Un film a misura di spettatore, che non si smarrisce né si addormenta, due ore e mezza ben calibrate, con momenti di epica gloria e messa in scena formidabile (Austerliz, in particolare, con quei corpi che affondano nelle acque gelide, quel groviglio di cavalli, armi, brandelli umani come se ne vedono pochi) e momenti in cui, come si conviene, tutti gli eroi scendono da cavallo e mangiano, scopano, dicono stupidaggini ecc.

Quello che di questo film è il valore aggiunto è il rigetto totale, assoluto, incondizionato, che crea, se mai uno lo avesse un po’ dimenticato, della violenza, della guerra, di tutto quell’assurdo gioco  di intrighi, corse al potere, congiure di palazzo che negano la sostanza più preziosa dell’uomo, il suo diritto alla felicità.

Il Napoleon di Ridley Scott è il modello negativo, il calco in gesso su cui si sono formati tanti uomini, del passato e del presente, un uomo a cui mancò il coraggio vero, quello che intendeva Jaurès: Il coraggio è dominare i propri errori, soffrirne ma senza venirne schiacciati e proseguire il proprio cammino.  

Il coraggio è cercare la verità e dirla; è non subire la legge della menzogna trionfante che passa, non consentire alla nostra anima, alla nostra bocca e alle nostre mani di farsi l’eco degli stupidi applausi e dei fischi esaltati.

 

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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