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Pitch Black

Regia di David Twohy vedi scheda film

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La recensione su Pitch Black

di genoano
8 stelle

Carovana spaziale ritrovasi suo malgrado su pianeta misterioso con annesso pericolo mortale; ciascuno lotterà per la vita e per non perdere la propria umanità, o forse per ritrovarla. Temi e atmosfere western si fondono a meraviglia con fantascienza, azione, horror e dramma morale nel miglior film di Vin Diesel. Voto 7 e mezzo, forse 8.

Nei migliori racconti di fantascienza gli esseri umani, esplorando il cosmo con le sue meraviglie e i suoi orrori, finiscono per conoscere se stessi. Uno "stress test" mica da ridere. I protagonisti di "Pitch black", (ovvero "nero come la pece", "oscurità totale"), immersi nelle tenebre del pericolo e della disperazione, rivelano, o forse scoprono, la loro vera natura (come accade a tutti quanti noi anche nella realtà, nei momenti più crudi e tosti della vita): c'è chi dimostra coraggio, spirito di sacrificio, onestà, solidarietà; chi rimane a mezza strada; e chi si abbandona alla paura, al vizio, alla menzogna e all'egoismo, o, come si diceva una volta, "cede al diavolo", non a caso detto anche "il principe delle tenebre". Il regista-sceneggiatore David Twohy, già autore di script notevoli come quello de "Il fuggitivo", scrive a sei mani coi veterani del racconto fantaspaventoso Jim e Ken Wheat, prende spunto da una sceneggiatura, poi non adottata, che aveva ideato per il terzo capitolo della serie "Alien", e cita "Predator" nell'effetto speciale della peculiare visione notturna di Riddick. L'idea di far muovere in ambiente ostile, con una terrificante minaccia incombente, un gruppo eterogeneo di individui che riassume l'umanità, e che si potrà salvare solo se riuscirà ad essere solidale, ricorda il monumentale "Ombre rosse" di John Ford. Gli effetti speciali sono funzionali al tesissimo e avvincente racconto, e quindi efficaci a dispetto del tempo che passa; il suggestivo deserto australiano "interpreta" in maniera egregia la parte del pianeta desolato; dialoghi sintetici e battute centrate esaltano un cast che gira a mille, in particolare l'australiana Radha Mitchell, che presta il suo viso mobile e bellissimo ai crucci morali della pilota dell'astronave, e Vin Diesel, che  interpreta con grande convinzione Riddick, uno che ha guardato tanto a lungo nell'abisso che l'abisso ha finito per guardare dentro di lui. Riddick non è solo un fascio di nervi e muscoli alimentato da rabbia e sarcasmo, è un personaggio con una sua anima e una sua psicologia, tanto che si ha l'impressione che nelle vene di questo fuorilegge capace di gesti sorprendenti scorra il nobile sangue di celebri antenati western (Ringo Kid/John Wayne di "Ombre rosse", Ben Wade/Glenn Ford di "Quel treno per Yuma", Napoleone Wilson/Darwin Joston dello western metropolitano "Distretto 13") e forse anche letterari, come l'indimenticabile Jean Valjean de "I miserabili" di Victor Hugo. Con le credenziali ottenute con questo viaggio nell'oscurità, Vin Diesel si avvierà negli anni successivi verso un veloce (e furioso) successo, senza eguagliare però la potenza di "Pitch black", il primo classico della fantascienza del nuovo millennio.

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