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Regia di Juan Carlos Tabío vedi scheda film

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La recensione su Lista d'attesa

di Aquilant
8 stelle

E' verosimilmente fattibile solamente nell’ideale repubblica dell'utopia il miracolo della conversione di un mondo arido e prosciugato del più infinitesimale rigurgito di fantasia in un paradigmatico microcosmo a misura d’uomo, fatto di creatività, immaginazione, inventiva e soprattutto voglia di guardare il mondo più con gli occhi del sentimento che con quelli della ragione. E’ quanto si propone di dimostrare il regista Juan Carlos Tabio, dopo i due film che gli hanno dato la notorietà, “Fragola e cioccolato” e “Guantanamera, nell’ agrodolce radiografia di una collettività presa da una voglia incombente di cambiare le cose e vogliosa di riconciliarsi con sé stessa per riscoprire il suo lato migliore, se non altro sulle ali di un sogno destabilizzante che mira a turbare l’assetto collettivo di un’improbabile sgangherata combriccola di viaggiatori sull’orlo di una crisi di nervi. Miraggio? Abbaglio? Fantasia galoppante? Anche. Ma soprattutto afflato comune che si affida ad una navigazione onirica giocata sulla capacità individuale di assaporare semplici emozioni primordiali celate all’interno dell’animo umano, in primis l’amore, e poi l’amore ed ancora l’amore.
Nel suo complesso la pellicola non fa certo gridare all’entusiasmo, specie per talune sinistre reminiscenze di situazioni e di personaggi fatiscenti che sembrano calati di sana pianta da famigerate telenovele brasiliane di recente memoria, ma una spiazzante penetrazione del fantastico quotidiano determinato da un’atmosfera non priva di suggestioni kafkiane in salsa cubana incombenti nella prima parte del film contribuisce in buona parte a stemperare indesiderati rigurgiti nazionalpopolari di pretta matrice televisiva. E se il lieto fine sembra essere respirato sempre più a pieni polmoni, anzi evocato a furor di popolo cinematografico, a causa di una certa dose di sadismo autoriale la vicenda nel suo epilogo assume le dimensioni di un mozzafiato thriller del sentimento che lascia in sospeso ogni minimo coinvolgimento emotivo fino allo scoccare della parola fine.















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