Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
In un futuro prossimo e postapocalittico, dove una guerra chimica è in corso, un soldato americano è in missione nel Vaticano. L'uomo però sparisce nel nulla e a cercarlo sarà suo fratello.
Con il tempo il cinema di Abel Ferrara si è fatto via via sempre più d'atmosfera e di suggestione, che meramente narrativo; anzi, forse la narrazione proprio in questo Zeros and ones raggiunge la sua vetta di rarefazione, di cripticità, per fare spazio a un affresco postapocalittico nel quale ogni protagonista lancia il suo grido di dolore e il complesso dell'opera trasuda sofferenza, passione (nel senso palesemente cristiano) e disperazione. Ma nel finale una timida luce positiva si affaccia sulla storia e le due digressioni di Ethan Hawke – attore principale del film – in apertura e in chiusura di pellicola aiutano a decodificare meglio tutto ciò. Si tratta sostanzialmente di una lettura metaforica del periodo della pandemia di covid-19 da parte del regista e sceneggiatore; esistono per lui due modi di approcciarsi al particolare momento e più in generale alla vita stessa: con il lutto costantemente in primo piano – cioè con la coscienza della morte e dell'inutilità dell'esistenza; oppure con la fiducia nel presente e la ferma volontà di assaporare ogni attimo, lasciando che la morte sia soltanto un sovrappensiero. Nulla di eccessivamente elaborato, ma indiscutibilmente sensato. Nel cast compaiono anche Valerio Mastandrea, Christina Chiriac (moglie del regista), e in una particina Anna Ferrara, figlia dei due. Al di là del “può piacere o non piacere”, certe scelte stilistiche risultano un filo estreme o soltanto gratuitamente cervellotiche, come quando un personaggio appoggia a terra la pistola e l'inquadratura per un attimo si sposta sul punto di vista dell'arma (!?). 3,5/10.
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