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Drive My Car

Regia di Ryûsuke Hamaguchi vedi scheda film

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La recensione su Drive My Car

di diomede917
9 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: DRIVE MY CAR

È stata una bellissima sensazione guardare Drive my Car. Capire e percepire come mai tutti lo considerassero il favorito per la Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes fotogramma dopo fotogramma. Un viaggio di 3 ore immersi nelle tempeste che avvolgono l’animo umano, rendersi conto che certe emozioni sono universali che tu sia giapponese, coreano, mandarino o sordomuto.

Drive my car è un lungo viaggio tra due solitudini che avevano bisogno di incontrarsi per affrontare e superare il male che li affligge.

Da un lato abbiamo Yûsuke un attore e regista teatrale, vedovo da poco che sente tremendamente il vuoto che gli ha lasciato sua moglie sceneggiatrice nonostante i suoi continui tradimenti con attori che recitavano le sue storie.

Dall’altro abbiamo Misaki una giovane autista che guida dall’età di 14 anni la cui vita è stata segnata da una madre spogliarellista e bipolare, che la picchiava con la sua personalità più sporca e chiedeva aiuto con la bambina che viveva dentro di se.

Nel mezzo una Saab rossa. E’ qualcosa di più che una macchina. È un simbolo, un feticcio. È il luogo dove il protagonista ripassa Checov interagendo con la voce della moglie, unico ricordo che è rimasto di lei. E’ il luogo che la giovane autista praticamente vive come una casa da quando un glaucoma costringe il legittimo proprietario a diventare un semplice passeggero.

Tra i due inizia un silenzioso e poi ricco di parole percorso di conoscenza. Il destino li farà incontrare a Hiroshima dove Yûsuke dovrà curare la regia di una particolare versione multilingue dello Zio Vanja e dove lui sceglierà come sfida proprio il giovane amante della moglie, un attore di cinema prigioniero del suo personaggio che vuole uscire dalla gabbia dove si è quasi rinchiuso salvo poi dirigersi verso una prigione in redenzione dei propri peccati e sensi di colpa.

E su tutti abbiamo la regia di Ryûsuke Hamaguchi che racconta questa storia prendendoci per mano piano piano ma non lasciandoci andare via, sa che 3 ore di film possono essere tantissime ma alla fine non te ne accorgi perché vivi tutto come un sogno ad occhi aperti.

Prende le pagine di Murakami Haruki e le trasforma in una sorta di metacinema ma soprattutto di metateatro.

Le parole di Checov si intercambiano con i pensieri dei protagonisti.

Il soggetto che racconta la moglie del protagonista dopo ogni rapporto sessuale si mescola con la confessione del suo amante durante un intenso vis a vis con Yûsuke sotto gli occhi sbalorditi misti tra paura e tensione di Misaki.

La sensazione che ho avuto alla fine di queste 3 ore di film è che il viaggio di questa Saab rossa è solo all’inizio verso una meta molto importante che la porterà a Los Angeles a ritirare l’Oscar.

Voto 8,5

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