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Dio è in pausa pranzo

Regia di Michele Coppini vedi scheda film

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La recensione su Dio è in pausa pranzo

di Souther78
6 stelle

Già il fatto che un film si proponga come ridicolizzazione di una parte, e finisca per ridicolizzare l'altra, la dice lunga.

Per comprendere il punto di vista del regista/protagonista sul coviddì e relativo circo ho dovuto leggere le interviste, e sono rimasto stupito.

L'opera, a prima vista, sembra ineluttabilmente criticare e ridicolizzare quelli che sono cascati nell'ipnosi e isterismo di massa. Del resto uno che si mette la maschera antigas e ha paura che si diventi zombie col coviddì non sembra scimmiottare quelli che il regista definisce (già così denotando i propri limiti percettivi) "complottisti". In realtà sembra semplicemente una iperbole (ma manco tanto!) dei covidioti che credono da un lato di morire per un raffreddore, e, dall'altro lato, per paura di morire smettono di vivere (e respirare!).

 

Già il fatto che un film si proponga come ridicolizzazione di una parte, e finisca per ridicolizzare l'altra, la dice lunga.

 

Quindi, pur nella consapevolezza che il regista stesso non abbia capito di aver scimmiottato se stesso, il film risulta godibile, mettendo in luce (involontariamente, lo ribadisco) tutte le idiozie, contraddizioni e ipocrisie, fino a compulsioni e vere e proprie malattie mentali, sorte con il coviddì. O, per meglio dire, con la manipolazione di massa che se ne è avvalsa. Vediamo così un premier pseudo-conte, laido e venditore di fumo, che offre vaccini come fosse un informatore farmaceutico. Vediamo Un protagonista malato di mente conclamato che redarguisce quelli che non portano la mascherina e che teme di essere zombizzato dal coviddì. E, dulcis in fundo, vediamo pure, il balletto Astra-Zeneca: non fa male, fa male, non fa male... eh, ma nonostante tutto, dice il regista, lui ci crede. Buon per lui. Però chiami se stesso complottista, se crede che si muoia di raffreddore e non di farmaci non sperimentati ma che lui "sa" essere stati sperimentati (l'hanno detto in TV!).

 

Un'operetta semplice semplice e senza grandi aspettative, comunque che vive attorno al suo protagonista. I comprimari sono pochi e del tutto secondari.

Che dire? Speriamo che questo regista continui a ridicolizzare (involontariamente) usi e costumi di un paese alla deriva... e speriamo che gli spettatori continuino a percepire non le sue intenzioni fallate, ma i risultati concreti, cioè l'assurda ipocrisia e contraddittorietà di chi governa, senza alcuna legittimazione politica, un paese controllato da media e finanza.

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