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Il silenzio sul mare

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

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La recensione su Il silenzio sul mare

di Peppe Comune
9 stelle

Shigeru (Kuroudo Maki) fa il netturbino e il ritrovamento di una tavola da surf gli muta l'esistenza. Inizia a vivere la passione per le onde in un modo talmente totale da dimenticarsi di ogni altra cosa. Solo Takako (Hiroko Oshima), la ragazza, lo asseconda devota e lo accompagna nell' apprendistato di questa nuova passione che arriva come un diversivo forse, o come un segno tutto da decifrare. I due sono sordomuti ed è certo che l'unica voce che riescono a sentire è quella del mare.

 

http://cinefatti.it/wp-content/uploads/2013/03/Il-silenzio-sul-mare1.jpg

Il silenzio sul mare - Scena

 

Quella che ci regala Takechi Kitano è una struggente favola di candida bellezza. Se c'è un film per il quale la parola poesia non è usata a sproposito questo è "Il silenzio sul mare". Epurato da ogni vezzo stilistico o tendenza alla spettacolarizzazione, il film investe tutto sulla purezza delle immagini, sulla loro forza evocativa, sulla sincerità di una storia d'amore che sgorga tenerezza a ogni inquadratura. La tecnica è di quelle tendente al minimo consentito da cui solo i maestri sanno generare grande cinema. Il film sembra farsi trasportare dalle onde tanto è leggero e solo qualche gag grottesca (tipiche in Kitano) disseminata un po' in giro, desta lo spettatore da un viaggio etereo verso orizzonti perduti, gli stessi che osservano rapiti i due ragazzi che trovano nel mare un dolce amico con cui instaurare un dialogo fatto di sguardi sereni e malinconici. Il mare è sempre presente nel cinema di Kitano ma qui assurge a protagonista indiscusso, un' antitesi delle impurità terrene, un' entità simbiotica con l'uomo. A conti fatti si può ben argomentare che Shigeru si da al mare non per trovarvi la morte ma per rigenerarsi a nuova vita. Nel bellissimo finale (dominato da campi medio-lunghi), Takako non fa altro che restituire al mare l'oggetto del suo amore, quella tavola da surf che è arrivata a generare una passione improvvisa, vissuta prima per gioco e poi come un esercizio spirituale da condurre fino alla fine. Triste per la separazione certo, ma anche consapevole che quello di Shigeru non è stato un gesto dettato dalla disperazione ma un atto di fede per il mare, la sua maestosità, la suà capacità di tratteggiare l'infinito, di accogliere i rumori e restituire il silenzio. Una delle vette del cinema di Kitano.

 

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