Regia di Jon Watts vedi scheda film
La saga dell'uomo ragno (la mia generazione l'ha conosciuto con questo nome) si rilancia attraverso l'ormai collaudato ricorso al multiverso Marvel (leggasi realtà alternative) per proporre un discorso meta-cinematografico che non brilla per originalità e, soprattutto, è già stato affrontato più volte da registi di ben altro spessore (basterebbe citare Lynch e Carpenter). Certo, questo è cinema da pop corn che non si rivolge ad un pubblico esigente, e da questo punto di vista non delude; l'azione c'è (un po' meno la tecnica del montaggio) e l'occasione di rivedere i protagonisti dei film precedenti della saga è commercialmente vincente, perciò il pubblico adolescente, target primario, può uscire soddisfatto, gli altri un po' meno. Nuoce al film un tono buonista (ormai sinonimo di politically correct) e certe banalità sulle cause "reali" del comportamento criminale, visto come una semplice malattia curabile con un siero che rimuovendo un super-potere fa tornare bravi ragazzi i super cattivi (ma allora perché Parker non era diventato malvagio?). Senza dimenticare il solito innocente che deve sacrificare la propria vita per dimostrare (?) che vale la pena di aiutare i criminali a redimersi. Insomma, tanta carne al fuoco, molto fumo ma poco arrosto. Però tutto quel fumo ha richiesto un grosso sforzo produttivo, che fa avvicinare il film alla sufficienza.
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