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Delta

Regia di Michele Vannucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Delta

di axe
6 stelle

La famiglia Florian pratica pesca di frodo nel delta del Danubio. Braccata dalla polizia romena, si trasferisce in una casa colonica nel delta del Po, per continuare l'attività illecita, la quale attira l'attenzione della popolazione locale, in particolare di pescatori la cui libertà di azione è stata limitata da normative sempre più stringenti dei membri di un'associazione di volontari che fa sorveglianza e manutenzione degli argini. Il loro capo, Osso, è un uomo assennato, il quale, tra l'altro, s'impegna, non avendo più i genitori, per tenere la sorella minore, Nina, lontano dai guai. Ella fa comunella con i sostenitori delle maniere forti contro i pescatori di frodo, i quali sono in Italia grazie ai buoni uffici di Elìa, un uomo del posto. Elìa fa da tramite con Causo, un viscido barista locale il quale acquista il pesce razziato. In una tragica notte, Elìa si reca da Causo per ottenere il denaro che spetta al clan dei romeni; ma il barista, ubriaco, non è intenzionato a pagare, e, dopo aver ricevuto un pugno da Elìa, impugna un'arma da fuoco. Causo rimane ucciso in seguito ad una colluttazione; Elìa è costretto alla fuga, per poi essere raggiunto da Anna, dipendente di Causo ma amica di Elìa, testimone dell'omicidio. Nel frattempo la rabbia degli abitanti del luogo si scatena, con terribili conseguenze per tutti. Il giovane regista romano Michele Vannucci dirige un film molto drammatico, ambientandolo in un contesto sociale ed ambientale molto difficile. Tra fatiscenti strutture sulle rive del fiume e boscaglie paludose perennemente ammantate di nebbia, una piccola associazione ambientalista esercita l'impegno, quasi fine a sè stesso, di proteggere il territorio sia dalle industrie, le quali sembrano non avere scrupoli nel continuare ad inquinare un'area già oggetto di abusi di ogni sorta, sia da altri agenti,  i quali potrebbero interferire nelle già ormai limitate facoltà degli abitanti del luogo di agire liberamente nell'area della foce del Po, a soddisfazione di un atavico istinto di controllo della propria terra natìa. Questo sentimento accende la rabbia di Nina ed di uomini del luogo. I loro antagonisti sono pescatori di frodo romeni; l'astio nei loro confronti è determinato dalla loro estraneità con il territorio e rafforzato dai mille vincoli normativi che impediscono la pesca incontrollata, principale fonte di sostentamento e pratica diffusa - lo apprendiamo da alcune testimonianze del passato rinvenute da Osso - fino a qualche decennio prima. Dal canto loro, i romeni, percepita la forte ostilità nei loro confronti, scelgono di allontanarsi; riescono, con molte difficoltà e dopo aver sostenuto uno scontro fisico con la fazione avversa (vera e propria guerra tra poveri), ma lasciano dietro di loro Elìa. Costretto suo malgrado ad uccidere, l'uomo è braccato; uccide ancora, per difendersi, e la successiva vittima è proprio Nina. L'omicidio si consuma là dove Osso l'aveva portata, per consentirle di essere utile senza esporsi eccessivamente. Il fratello maggiore, celebrato il funerale, divorato dai sensi di colpa per non averla saputa proteggere, perde quella moderazione che ne aveva regolato l'azione fino a quel momento, e, in preda ad un'ira irrazionale, sorprende Elìa, si scontra ripetutamente con l'uomo, e infine lo uccide, con un colpo di doppietta alle spalle, rivelandosi peggiore di lui, in quanto egli l'aveva poco prima risparmiato. Elìa, interpretato da un Alessandro Borghi dalla barba incolta e lo sguardo vivo, è un uomo dolente, silenzioso, quasi consapevole di essere destinato ad una vita di stenti trascorsa ai margini; Luigi Lo Cascio è Osso. L'uomo, inizialmente tratteggiato come persona assennata, perde completamente il senso della ragione, quasi a testimonianza dell'impossibilità di conservare tale atteggiamento in un contesto così difficile. Nina, poco più che adolescente, è interpretata da Greta Esposito. La ricostruzione sociale, pur ricca di simboli che richiamano la decadenza - isolamento, natura ostile, sono culla dei peggiori istinti - è poco realistica. Le forze dell'ordine agiscono quasi in subordine rispetto le guardie ambientali e gli altri abitanti del luogo, portati ad una giustizia "fai da te". Apprendo che ciò è frutto di precise scelte dello sceneggiatore, il quale ha voluto imprimere alla storia i connotati tipici di un western. Il ritmo del racconto è irregolare. A momenti frenetici, coincidenti con le sequenze di azione, si alternano lunghe fasi statiche, che consentono di apprezzare i panorami del delta, rappresentati con colori spenti tra il verdastro ed il grigio. Molta importanza è data all'espressività dei personaggi, i quali affrontano i drammi del momento in preda a nervosismo estremo, come è naturale che sia. Rilevo qualche buco nella sceneggiatura. Esempio, le telecamere che mostrano Elìa compiere il suo primo omicidio, avrebbero dovuto riprendere l'intera catena di eventi, e quindi anche l'aggressione a mano armata di Causo, in stato di ebbrezza, nonchè la presenza sulla scena di Anna (Emilia Scarpati) - personaggio ambiguo, dai sentimenti complessi e confusi - e pertanto discolparlo. Avrei poi preferito - ma è questione di gusti personali - un diverso epilogo. Se Osso avesse lasciato che Elìa si allontanasse, avrebbe potuto porre fine alla spirale di violenza. Un'ulteriore possibilità per un individuo di fondo non malvagio è un segno di speranza. Ad ogni modo, il film non mi è dispiaciuto, pur avendone apprezzato di più la prima metà rispetto la seconda. Ostilità ambientale, trionfo di istinti ancestrali, un estremo pessimismo, sono i tratti distintivi di questo duro "western" dei nostri tempi.

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