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Il bandito della luce rossa

Regia di Rogério Sganzerla vedi scheda film

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La recensione su Il bandito della luce rossa

di glauber
8 stelle

Il film caposaldo del nascente cinema marginal, altrimenti noto anche come
cinema Udigrudi a Rio( storpiando la pronuncia di underground in portoghese)
e cinema della Boca do Lixio a San Paolo, un film caratterizzato dalla
compresenza di vari generi e dal rifiuto per accumulazione del genitore
naturale cinema novo.
O bandido da luz vermelha ha colpito come una scoperta tout court per primo
in italia Marco Giusti, nella sua ricerca tra gli stracult ha fortunamente
scovato un filone della cinematografia brasiliana da noi completamente
ignorato, mentre come al solito in francia veniva fatto oggetto di studi e
discussioni che ne consideravano il grandissimo impatto estetico.
Il film ricrea con mezzi poverissimi una struttura filmica che va dal noir
americano anni'50 all'estetica della violenza propugnata da Rocha, alla
metabolizzazione della nouvelle vague, al saccheggio del cinema giapponese
di genere anni'60 che circolava nella comunità nipponica di San Paolo.
I piani della narrazione si sfalsano dal documentario alla bruta violenza
del bandito, inframezzando le ricerche della polizia,con i cartelli luminosi
e la radio che falsificano, argomentano e sostengono il ritmo delle scene.
L'uso di effetti sonori poveri risulta molto efficace, tanto da far
raggiungere ad alcune scene, girate con un effetto eco abbinato a sbalzi del
volumi, un autentica sensazione di straniamento.
O bandido è un personaggio solitario con un volto quanto duro tanto
significativo. I suoi monologhi indicano in continuazione una ricerca
d'identità: Qui soi eu? (Chi sono io?)-con una rapida risposta che non
chiarisce mai per intero il dilemma:Eu soi O Bandido da luz vermelha(Io sono
il bandito della luce rossa).
O bandido compie le sue gesta di gratuita violenza, le sue rapine mentre
sullo sfondo prende vita la Boca do lixio, il quartiere malfamato di San
Paolo, dove tra la spazzatura( il lixio) e i palazzoni ci sono tutti i
locali malfamati e la zona vecchia dei mercatini e dei vecchi cinema dove
proiettano vecchi western e film francesi anni'30. Qui è dove circola ogni
genere di sottobosco dalle prostitute, alle studentesse, agli spacciatori,
ai ricettatori, ai nani dagli occhi spiritati che gridano un netto monito
che dovrebbe inchiodarsi come un macigno nelle orecchie di un abitante del
primo mondo: IL TERZO MONDO ESPLODERA' E CHI AVRA' LE SCARPE NON SARA'
RISPARMIATO!!!
L'assurda ferocia con la quale colpisce O bandido trova una specie di
giustificazione all'inizio, in un suo monologo che narra le sue origini
sottoproletarie: la madre che voleva abortire per non farlo morire di fame,
i vari tentativi di suicidio, ma l'effetto della narrazione multipla rende i
narratori inattendibili. Ciò che è detto in una scena è immediatamente
smentito nella successiva, la natura del bandito è di volta in volta
etichettata come contro il regime, poi come autore di omicidi politici
bagarre elettorali, poi come killer di magnati dell'economia.
Insomma il personaggio del Bandido assume paradgmaticamente le varie
identità che fanno comodo al regime: killer, Robin hood, pazzo
sanguinario...
Suo contraltare è l'autoritario ispettore Sadi, detto Capoccione,
personaggio che dimostra l'impotenza della polizia presa nel mezzo dal gioco
politico e dalla criminalità. Egli appare rozzo, sprezzante, nutre disgusto
per gl'intellettuali, per i politici, per i borghesi illuminati e poi crolla
anche fisicamente dimostrando il completo asservimento dei militari ai
padroni dell'economia.
Il film imposta, quindi, sia una critica alla situazione del Brasile, sia la
rescissione di un cordone ombelicale con il modo di porre i problemi sul
campo da parte degli autori cinema novisti. Il cinema novo non esitava a
mostrare così com'erano le baraccopoli, i tormenti degli uomini della
sinistra, i politici corrotti, il nascere e la vittoria dei golpe
organizzati dalle multinazionali estere, così incappando nelle maglie della
censura e nello stretto controllo dei militari. Sganzerla apre una nuova
strada, si fa forte della lezione precedente e dimostra di sapersi prendere
gioco sia dell'impegno dei propri maestri, sia della censura usando un
cinema fatto di falsificazione wellesiana(autore al quale dedicherà un
documentario molto particolare) e surrealismo pop.
Il cinema marginal nasce dal cinema novo contro il cinema novo. Verrà
tacciato di cinismo , indifferenza , ma alla base c'è una dittatura
militare dalla quale, a cavallo dei '70, nessun autore avrà scampo. Così
come i vari Rocha, Saraceni, Diegues sono costretti alla fuga anche i
marginal Sganzerla, Bressane e Trevisan sono costretti a espatriare.
O bandido da luz vermelha si impone con la sua forza estetica in uno dei
momenti più
significativi della storia del cinema. Rappresenta non solo un magnifico
esempio di
sincretismo culturale, ma anche il prosecutore di uno dei bei motti della
storia del cinema: UNA CAMERA IN MANO, UN'IDEA NELLA TESTA.


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