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Da qui all'eternità

Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film

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21thcentury schizoid man

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La recensione su Da qui all'eternità

di 21thcentury schizoid man
8 stelle

"Da qui all'eternità" è uno dei film più belli che Fred Zinnemann abbia mai girato in tutta la sua carriera. Pur non essendo un virtuoso della macchina da presa, Zinnemann era un cineasta il cui stile risultava comunque molto efficace. Il suo era - essenzialmente - un cinema "semplice", senza fronzoli quindi, che si basava su ottime sceneggiature che venivano trasposte in immagini seguendo una precisa cifra stilistica, quella che prevede la regia al servizio del copione. Un cinema classico insomma, che ha permesso all'autore austriaco di realizzare molti film degni di nota, alcuni dei quali, tra l'altro, sono entrati meritatamente nella Storia del Cinema, diventando nel corso del tempo dei veri e propri evergreen. Come, ad esempio, "Mezzogiorno di fuoco" (1952) e "Il giorno dello sciacallo" (1973). Oppure anche questo "From Here to Eternety" (1953), che, nonostante sia stato realizzato quasi sei decenni fa, ancora oggi rimane vivo nei ricordi di ogni buon cinefilo.

Tratto dall'omonimo romanzo di James Jones, il film racconta di un gruppo di militari in servizio in una base alle Hawaii poco prima dell'attacco a Pearl Harbor. In particolare seguiamo le vicende di un sergente, Milton Warden, che intreccia una relazione amorosa con una donna, Karen Holmes, infelicemente sposata con un capitano dell'esercito, Dana Holmes; di un soldato ed ex pugile, Robert E. Lee Prewitt, vessato e maltrattato dai suoi commilitoni perchè si rifiuta di tornare a boxare per le forze armate, che trova un po' di conforto ai suoi tormenti interiori nell'amore di una prostituta, Alma Burke; e di un altro soldato, Angelo Maggio, che diventa amico di Robert e che finisce per rimetterci la vita a causa di un crudele e feroce sergente, James Judson.

Una bella sceneggiatura, di Daniel Taradash, permette a Zinnemann di tenere saldamente le redini del racconto corale, senza squilibri né scompensi narrativi. A guadagnarci è così il respiro della storia: grazie a una regia attenta e meticolosa - che segue con precisione millimetrica le vicissitudini dei vari personaggi, i cui destini, fatalmente, finiscono per intrecciarsi - Zinnemann compone un bel mosaico variegato composto da sentimenti inespressi, angosce esistenziali, passioni amorose, soprusi e vessazioni nell'ambito militare, arrivando in questo modo a dipingere un notevole affresco melodrammatico di ambientazione bellica.

All'egregia riuscita del film contribuiscono anche le eccellenti interpretazioni di tutti gli attori; spiccano soprattutto le prove di Burt Lancaster (Milton Warden), Deborah Kerr (Karen Holmes), Montgomery Clift (Robert Prewitt), Frank Sinatra (Angelo Maggio) ed Ernest Borgnine (James Judson). Un film solido, girato e recitato in maniera impeccabile, che contiene due sequenze memorabili: Lancaster e la Kerr abbracciati sulla spiaggia e Montgomery Clift che, visibilmente commosso, suona "Il silenzio" per commemorare la morte del suo unico amico, Angelo Maggio.

"Da qui all'eternità" è un classico della Hollywood degli anni d'oro, che all'epoca venne premiato con ben otto Oscar (su tredici nomination): Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Sonoro (John P. Livadary), Miglior Montaggio (William A. Lyon), Miglior Fotografia (Burnett Guffey), Miglior Attore Non Protagonista (Frank Sinatra, che fece di tutto per convincere i produttori ad assegnargli la parte che gli fruttò la statuetta; una cosa di cui si ricorderà Francis Ford Coppola per un personaggio secondario nel primo capitolo della saga del "Padrino") e Miglior Attrice Non Protagonista (Donna Reed).

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