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Ariaferma

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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La recensione su Ariaferma

di barabbovich
7 stelle

Come già era accaduto ne L'intervallo e ne L'intrusa, anche il terzo lungometraggio di Leonardo Di Costanzo è ambientato in uno spazio chiuso, perturbato dall'azione di qualcuno destinato a rompere quell'ordine apparente. Il qualcuno di Ariaferma - titolo peraltro magnifico - è Carmine Lagioia, il personaggio interpretato da Silvio Orlando: un uomo ritenuto pericoloso e infido dai secondini (è forse un ex camorrista?) eppure capace di una gentilezza e un'umanità spiazzanti. Sembra proprio questo il focus di un film sospeso, come sospesa nel nulla è la prigione ottocentesca in dismissione nella quale una dozzina di carcerati aspettano di essere trasferiti altrove. Non sanno né dove né quando e presto l'incertezza si trasforma in protesta, i vincoli legali si allentano, l'ispettore che ha il compito di gestire la situazione (Servillo) concede via via di più fino a quando carcerati e carcerieri - complice l'improvvisa assenza di luce - si trovano a mangiare alla stessa tavola, in quella sorta di Fortezza Bastiani dove le differenze di ruolo tra gli uni e gli altri si fanno sempre più opache.
Pur senza avere quel mordente che ne avrebbe fatto un capolavoro, Ariaferma è un film profondamente umanista, che guarda ai suoi personaggi senza mai cedere alla tentazione dello stereotipo. Di Costanzo - autore del copione con     Bruno Oliviero e Valia Santella - enfatizza lo straniamento di quella condizione di separatezza servendosi anche di una colonna sonora impeccabile, che tocca il culmine della tensione con il crescendo della Clapping Music di Steve Reich. Sicché al regista ischitano riesce il miracolo di raccontare il carcere senza far mai affiorare il giudizio, mettendo i suoi personaggi in una condizione che - agli antipodi di quanto accadeva nel famosissimo esperimento di Zimbardo - porta agenti e detenuti a cooperare nei limiti del possibile, seppure sotto le sottili, ripetute minacce tra i pupari dei due fronti, interpretati da Servillo e Orlando in stato di grazia, in un derby tutto campano finito in parità.

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