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La conversione

Regia di Giovanni Meola vedi scheda film

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La recensione su La conversione

di Spaggy
7 stelle

Peppe e Vincenzo si incontrano per condividere insieme una cena nella casa poverissima di Peppe. L’occasione permette ai due di conoscersi meglio e di raccontare quali pesi portano sulle spalle. Il presente, il passato e il passato remoto cominciano allora a fondersi nelle loro parole, rivelando quali siano stati gli eventi che li hanno condotti fino a quel punto della loro esistenza.

Per entrambi non deve essere semplice mettere in piazza i propri errori, le falle di due vite accomunate da un solo grande desiderio: il salto sociale. Figli della povertà, delle costrizioni e della competitività, sono cresciuti seppur in circostanze diverse in un mondo in cui rubare agli altri era il solo mezzo per evolversi socialmente, riscattarsi e trovare un posto altrimenti irraggiungibile. Inseguendo ognuno una propria chimera, hanno sbagliato strada: a un bivio che non lo lasciava loro molto scampo hanno scoperto un altro sentiero da perseguire grazie all’arte e, in particolar modo, alla scrittura, che con il suo potere salvifico e catartico ha cambiato per sempre i loro destini già segnati.

scena

La conversione (2020): scena

 

I due in questione rispondono al nome di Peppe De Vicentis e Vincenzo Imperatore. Peppe è oggi un attore e drammaturgo con alle spalle già due libri (di cui un’autobiografia, Il campo del male) e due spettacoli teatrali. Vincenzo invece lavora come consulente contro gli abusi delle banche e ha anche lui al suo attivo un libro, Io so e ho le prove. Nei loro volumi, hanno raccontato i passi falsi, le azioni sbagliate e le ambizioni fuori posto che hanno preso il sopravvento sulla retta via.

In particolar modo, davanti alla videocamera del regista Giovanni Meola, è Peppe quello che appare più colpito e segnato dal corso del tempo e dagli eventi vissuti. Senza remore, mentre combatte con una diverticolite che lo annienta, racconta di come abbia perso la madre a cinque anni, di come sia stata la sua adolescenza, le rapine commesse ai danni delle banche, gli andirivieni dalle carceri di mezza Italia, la pazzia che da simulata per finire in un OPG si stava trasformando in reale e la rinascita. Rinascita che avviene quando in carcere scopre il potere della lettura e, in particolar modo, della scrittura. L’affabulazione, l’arte del racconto, ai suoi occhi diviene un mezzo di riscatto: dalla lettura dei giornaletti sporchi, Peppe passa al ripercorrere in carcere la sua vita, a raccontarla ai detenuti, alle guardie e agli insegnanti, rimanendo colpito da come gli altri siano affascinati dalle sue parole e dalla maniera in cui, tra pathos e crudo realismo, le concatena. Dal racconto alla recitazione il passo è breve e, catapultato su un palcoscenico tra mille trepidazioni, diviene attore… ma uno di quelli che pensa al potere dell’arte e non al successo o ai soldi. I soldi, dopotutto, sono stati la sua rovina: lo hanno condotto alle rapine e all’uso smodato di cocaina, droga che lo ha reso dipendente per molto tempo e che ha compromesso anche i suoi rapporti amicali o familiari. Prova spesso vergogna Peppe nel raccontare chi era e di come paradossalmente abbia scontato una delle sue condanne più lunghe per spaccio di sostanze stupefacenti, unico reato mai commesso. Ma alla vergogna si accompagna spesso l’umiltà, soprattutto quando ripercorre la sua adolescenza o i giorni passati a rubare le offerte di una cappella votiva.

Dall’altro lato, Vincenzo ha avuto molta più fortuna di Peppe. La mamma lo ha accompagnato fino all’età adulta e, ironicamente, seppur nella sua ignoranza, è stata una delle prime persone a capire di quali reati finanziari si stava macchiando. Alunno dei salesiani, dove ha imparato cosa significa essere competitivi maturando il desiderio di primeggiare sempre sugli altri, si è laureato in Economia (nonostante fosse più portato per Matematica) e ha cominciato a lavorare per uno degli istituti bancari più importanti d’Italia, il Credito Italiano. Lì, tra i corridoi e le stanze del potere, si decideva la sorte economica degli investitori o di coloro che richiedevano un fido offrendo loro prodotti finanziari i cui rischi, spesso elevati, non dovevano nemmeno essere accennati. Le sue tecniche di vendita, le telefonate ai clienti e le “offerte” a cui non potevano dire di no erano frutto dal desiderio cocente di far carriera, di accedere a privilegi altrimenti chimerici. Il motto era sempre “non dire” e non attenersi alle regole comportava una esistenza in una grigia stanza, senza contatti con il pubblico o possibilità di accedere a posizioni di potere. Gli escamotage erano all’ordine del giorno, poco importava se a soffrirne gli effetti era il ricco imprenditore o l’anziano che per tutta una vita aveva rimesso nelle sue mani i risparmi di anni di sacrificio. La matematica da lui tanto amata aveva in quei 22 lunghi anni sposato mezzi al limite del criminale ed era servita a creare un microcosmo in cui ogni bancario ricopriva un ruolo non proprio edificante: lui ad esempio era il ruffiano, colui che deteneva i segreti del suo capo. Anche per lui fortunatamente è arrivato il momento di dire basta agli inganni, divenendo la prima gola profonda italiana a denunciare un sistema tanto corrotto quanto pericoloso, tutelando oggi gli imprenditori dagli abusi dalle banche.

scena

La conversione (2020): scena

 

La conversione per entrambi ha significato poter dire addio ad anni di sottrazione e inganni. In una Napoli rivelatasi matrigna e piena di insidie, hanno avuto il coraggio di raccontare fatti e misfatti, esponendosi in prima persona, riconoscendo i propri sbagli e attribuendo solo a loro stessi anni di errori e sbagli. Dai loro sguardi si evince come abbiano imparato ad assumersi ognuno le proprie responsabilità, senza cadere nello scaricabarile, arte di cui gli Italiani sono maestri. La videocamera di Meola segue entrambi come un segugio: a spalla, non molla mai i loro volti e corpi, ne coglie esitazioni e non detti, stana sentimenti e sguardi, e si rivela una perfetta osservatrice partecipante. In silenzio, ascolta le loro parole e li accompagna in un viaggio tanto tortuoso quanto incredibile sulle tracce di un passato che affonda le sue radici nei luoghi stessi in cui sono cresciuti, in un lontano seppur vicino altro ieri.

 

La conversione sarà presentato in anteprima mondiale al RIFF – Roma Independent Film Festival, in programma (online) fino al prossimo 3 dicembre, nella sezione dedicata ai documentari italiani in concorso.

 

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