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Gli occhi di Tammy Faye

Regia di Michael Showalter vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gli occhi di Tammy Faye

di berkaal
5 stelle

Buona parte delle persone che sono diventate molto ricche ha sfruttato la stupidità umana, che è oceanica e stupefacente. Bere, fumare, drogarsi, scommettere, la ricerca dell'eterna giovinezza, il divertimento insulso, sono mille le follie delle masse sulle quali fare leva per guadagnare cifre folli. E tra queste, probabilmente lo strumento più potente è la religione. Tutte le religioni. Non è possibile evitare di riproporre una illuminante citazione da Max Simon Nordau: "Dio è il nome che dall'inizio dei tempi fino ai giorni nostri gli uomini hanno dato alla loro ignoranza." Che ci si sia serviti di questa leva per accumulare ricchezze enormi è semplicemente stupefacente, ma orribilmente vero. 

Il grosso problema di questo film è che il soggetto, i personaggi e la vicenda sono detestabili, disgustosi, orripilanti. L'unico personaggio che si salva è la madre della suddetta Tammy Faye, che seppur non sia condivisibile il suo zelo religioso, almeno è pura di cuore e lontana dalle lusinghe della vita sfarzosa, anche se ad un certo punto ha momenti di défaillance. Inoltre, la musica, presente in misura notevole nella pellicola, è insopportabile, un calvario, una vera Via Crucis. Ogni canzone è un pugno nello stomaco, una ginocchiata negli zebedei. Or se ne deduce che, per quanto possa essere valida la forma, se la sostanza è di livello infimo, la fruizione dell'opera cinematografica non genererà benessere nello spettatore, che pur stimolato a riflettere e appropriandosi di nuovi strumenti di analisi, non potrà considerare positiva la visione del film. Per quanto riguarda poi il taglio che si è voluto dare alla narrazione, la sensazione è che l'approccio neutro, di vago sapore documentaristico, sia stato scelto per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte: al pubblico più scafato vengono forniti comunque gli strumenti per sbeffeggiare l'ipocrita società americana, ma non sarebbe una meraviglia se la grande massa del pubblico statunitense non ci trovasse nulla di strano, nulla da ridire, nulla di cui vergognarsi. La prova della Chastain è notevolissima, probabilmente meritevole della statuetta assegnatale dall'Academy, più in ombra quella degli altri interpreti, in particolare di Andrew Garfield, che ha una faccia che non sarebbe nemmeno degno di essere accolto tra le cere di Madame Toussauds.

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