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Le regole della casa del sidro

Regia di Lasse Hallström vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le regole della casa del sidro

di jonas
9 stelle

A suo tempo qualcuno lo definì un film pro aborto. Ma l’aborto è solo un caso particolare: come indica il titolo, il film parla di regole e di eccezioni che non le confermano, anzi ne minano le fondamenta. Quando i raccoglitori di mele leggono finalmente la lista delle norme di comportamento affissa dentro la loro baracca (e che in sostanza si riduce alla proibizione di salire sul tetto) si percepisce la distanza abissale che separa chi scrive le leggi da chi dovrebbe rispettarle. Ma, prima di quella scena chiave, c’è un bellissimo racconto di formazione alla Dickens (David Copperfield è il libro che viene letto ai bambini della camerata la sera prima di dormire). Nella sua clinica-orfanotrofio il dottor Larch pratica quietamente aborti clandestini, senza proclami ideologici, solo per venire incontro alle esigenze di donne disperate che non possono tenere il loro bambino e che altrimenti si rivolgerebbero a qualche macellaio. Homer, un orfano a cui si è affezionato e ha insegnato la pratica medica (nella speranza che un giorno possa sostituirlo), si limita a disapprovare silenziosamente. Poi, per amore di una donna, decide di andare a conoscere il mondo e ne scopre le brutture (eppure il dottor Larch lo aveva avvertito: “Trovo stupefacente che tu nutra ancora aspettative così alte nei confronti delle persone”). Le lettere che i due uomini si scambiano, nella scena più toccante del film (“Vogliono rimpiazzarmi, Homer” “Io non posso sostituirla, mi dispiace” “Ti dispiace? a me non dispiace nulla di ciò che ho fatto, e non mi pento di volerti bene”), fanno capire fino a che punto Larch rappresenti per Homer la figura paterna: non per l’affetto che prova per lui, ma al contrario per il bisogno di distaccarsene; perché un padre è colui che a un certo momento della vita va rinnegato per affermare la propria individualità, Homer sta facendo appunto questo e Larch lo segue da lontano, con apprensione ma anche con l’oscura consapevolezza che è giusto così, ognuno deve percorrere la sua strada. Homer torna a casa non perché sia stato sconfitto, ma perché ha capito che quello è il suo posto: assumere il ruolo del dottore accanto alle due infermiere-vestali (e a una ragazzina che non ha mai smesso di aspettarlo), prendersi cura dei bambini e salutarli la sera con “Buonanotte, principi del Maine, re della Nuova Inghilterra”. Solo adesso gli si può dire che la sua disfunzione cardiaca è stata un’invenzione per evitargli di partire per la guerra: non ha più bisogno di essere protetto dal male del mondo, lo ha già affrontato. Tobey Maguire, con quella faccia da bimbo spaurito, è perfetto per il ruolo; Charlize Theron è troppo bella per essere vera; Michael Caine, sornione e acidulo, è un Oscar meritatissimo; Hallström firma la sua miglior regia americana, insieme a Buon compleanno Mr. Grape.

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