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L'uomo bicentenario

Regia di Chris Columbus vedi scheda film

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La recensione su L'uomo bicentenario

di champagne1
8 stelle

Come robot avrei potuto vivere per sempre, ma dico a tutti voi oggi che preferisco morire come uomo piuttosto che vivere per tutta l’eternità come macchina.

Quando la famiglia Martin acquista un robot positronico della serie NDR-114 per gestire i lavori di casa,  che da tutti loro viene chiamato Andrew,  egli  viene considerato un membro della famiglia, nonostante l’ostilità della figlia maggiore Grace.

Nonostante la sua devozione universale dovuta al rispetto assoluto delle Leggi della Robotica, Andrew stabilisce un rapporto molto speciale con la figlia minore, Amanda,  e con Mr. Martin.

Ma la cosa più sorprendente è l'evoluzione di Andrew che, attraverso l'apprendimento e una sempre maggiore consapevolezza, comincia ad acquisire sensazioni umane e desiderio di imparare.

Presto questa sua capacità di auto-coscienza sembrerà avere conseguenze problematiche. Da un lato la Ditta che lo produsse ora lo considera una anomalia; dall'altro nel suo percorso di umanizzazione egli comincia a provare una velata gelosia verso lo stesso genere umano che lo condurrà dapprima alla ricerca della "libertà" e poi all'antropomorfizzazione completa ...

Per chi ha amato Asimov e le sue saghe (la Fondazione, i Robot, ..) non è facile restare soddisfatto dei tentativi di realizzazione cinematografica delle sue opere.  Mi ricordo un pessimo film (I, robot) con Will Smith che grida ancora vendetta.

Questo film di Chris Columbus invece mi ha dato delle ottime sensazioni perché capace di rendere appieno la poetica del grande Autore. E' troppo facile vedere nella storia una divagazione sul tema di Pinocchio, perché ci si può leggere qualcosa di più.

Anzitutto siamo nell'ambito di una storia laica per eccellenza, in cui l'idea della felicità non è certamente nella proiezione di una vita ultra-terrena, ma neanche nella idea di prevalenza/sopraffazione sugli altri esseri in questa.

Andrew vive nel desiderio della quotidianità della conoscenza e degli affetti, fino a contemplare l'ipotesi - per lui potenzialmente eterno - di vivere l'esperienza della morte: cosa che a qualcuno ha fatto pensare a paragoni biblici con la figura del Cristo, mentre su altri versanti ci sono collegamenti al tema dell'eutanasia.

Alla fine viene fuori uno meraviglioso film di sentimenti, passione e tenerezza, ma con la precisa volontà di affrontare lo scenario estremo. Perché è la vicenda umana il modello supremo a cui Andrew vuole giungere.

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