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L'elemento del crimine

Regia di Lars von Trier vedi scheda film

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Utente rimosso (signor joshua)

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'elemento del crimine

di Utente rimosso (signor joshua)
10 stelle

L'elemento del crimine, ovvero: qualcosa che non esiste se non in modo teorizzato, uno stato mentale che non è caratterizzabile, né generalizzabile, né trascrivibile, se non in u libro infinito che contiene un capitolo per ogni uomo o donna presenti sulla terra. Facciamo dunque finta, che tutto quello che sappiamo sugli assassini, sia sbagliato alla radice, costringiamoci ad entrare in una realtà figurata, in cui la differenza tra l'esistere o l'essere una semplice allucinazione, non esiste, entriamo nella grotta della bestia senza una guida, se non il piccolo volume (saggio di criminologia applicata, pseudo rivoluzionaria, feticcia, corrotta, puzzolente e svuotata di ogni significato reale) di Osborne a darci un barlume di luce azzurra, nel bel mezzo del niente. Una luce azzurra che è l'unico colore percepibile (da un neon nascosto sul soffitto di una camera, e da una sirena della polizia), che viene immediatamente piegata dall'assenza di vita, e che ci inganna con la sua bellezza: la sua guida non fa che condurci verso il baratro in cui stiamo precipitando. Ci sono solo pochi momenti di lucidità, messi davanti agli occhi dello spettatore con pacata sofferenza, espressi nell'inquadratura fissa di due persone soltanto (lo psicologo e la sua assistente), rinchiuse in una stanza in Egitto. Poi si passa ad una fase transitoria, di semi incoscienza, di ricordi che affiorano, e la lucidità ancora non sembra vacillare, ma attenzione: tutto questo per rendere ancor più tetro tutto il resto. Dall'omicidio della prima bambina in poi, tutto scivola in un disorientamento progressivo, irreversibile, privo di qualsiasi tipo razionalità corporea; il detective Fisher comincia il suo viaggio nella mente dell'assassino, ripercorrendo tutte le parti della sua vita ricalando fedelmente le regole del libro di Osborne, senza dare ascolto ai consigli del corrotto Kramer secondo cui il mentore è un pazzo, e dopo aver vissuto per un po', con i panni dell'altro, se ne ritrova irrimediabilmente vittime, e tutto è perduto. Dopo di che il delirio si fa completo, Fisher si identifica realmente nel killer, uccide una bambina, e tutto il resto si apre a tutte le interpretazioni che si vuole, perché l'intreccio (indistricabile) viene creato e annodato da persone che hanno come unico scopo quello di disorientarci, e non di sorprendersi. Il film di Von Trier, è interamente filtrato dagli occhi di Fisher, per tanto è sotto ipnosi come e quando lui; è un ritratto surreale e delirante di un mondo decadente, terribile, criminale, dove non c'è differenza tra essere poliziotti o assassini, o tra l'essere sani o folli. Tutto questo viene orchestrato con una maestria indicibile: l'uso del colore putrescente, il montaggio funzionale, la regia introspettiva, una sceneggiatura attenta, ed una colonna sonora perfetta, rendono il film, un'esperienza indimenticabile per i sensi dello spettatore. Un noir tra i più neri e tetri degli ultimi cinquantanni, espressivamente straordinario, mastodontico nei contenuti e nell'esposizione, terrificante e teso come raramente capita di vedere, dilatato, lento, penetrante, umido, buio (come in Blade Runner, c'è sempre una pioggia scrosciante, e l'azione si svolge sempre di notte) ed ambiguo, in una parola, superbo. Per me, un vero e proprio capolavoro.

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