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Triangle of Sadness

Regia di Ruben Östlund vedi scheda film

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La recensione su Triangle of Sadness

di tobanis
7 stelle

Il film migliore del regista, a mio parere. Non c'è pietà, verso questi ricconi.

Non mi avevano fatto impazzire i due precedenti film che avevo visto di questo regista, Ostlund. Forza maggiore così cosà, cose interessanti e cose meno; The square (che vinse a Cannes) forse anche meno convincente. Questo invece mi è piaciuto: ci sono i ricconi, sempre presenti nei suoi film, sempre educatissimi, ma spesso tonti se non idioti. Ci sono le riprese del regista, sempre precise, pulitissime e con un nitore interessante; c’è la presa per il culo della società molto ricca, qua portata forse al suo massimo. E come sempre, non tutto viene bene centrato, ci sono cose che funzionano e altre no. La storia è quella di un modello e della sua fidanzata, anch’essa modella e influencer. Lei sta con lui ma non lo ama, sa che fa bene al suo lavoro, farsi vedere in coppia, ma sa anche, come dice, che la sua carriera è destinata a terminare diventando la moglie – trofeo di qualche riccone. Sono invitati, gratis, su uno yacht di super ricconi (nella realtà, quella nave fu di Onassis). Tutto procede bene, ma poi ti accorgi che anche la nave stellata è in realtà retta da cialtroni, a cominciare dal capitano, un alcolizzato comunista (grande Woody Harrelson). Il regista trionfa nella cena del capitano, quando la stessa viene fatta col mare mosso, terminando in un’enorme vomitata di gruppo, da parte degli ospiti ricconi ma che tengono poco il mare. Ricconi che si rotolano nel loro stesso vomito, incapaci di rimane in piedi; water intasati che eruttano cacca come un geyser…il regista non ha pietà. La nave verrà poi (inverosimilmente) attaccata dai pirati, imbranati pure loro, dato che salta tutto per aria. I pochi naufraghi finiscono su una spiaggia deserta, dove prenderà il comando l’unica che sa fare tutto (accendere il fuoco, catturare pesci…): l’addetta alla pulizia dei bagni. La quale, raggiunta una nuova posizione di potere, riconosciuta da tutti (se no, non mangi), si comporterà esattamente come prima facevano i ricconi, conquistata dal potere e decisa anche ad uccidere se serve, per mantenerlo. Il film, dunque, si presta a facili letture (il potere che avvelena; siamo tutti della stessa pasta, e altre banalità così, per quanto teorie accettabili) ma offre il fianco pure ad altre interpretazioni. Non sempre ci prende. Funziona bene lo scontro dialettico tra il comandante comunista e il ricco russo capitalista, a colpi di citazioni famose (con entrambi ubriachi fradici). Non funziona la scena dell’addetto licenziato in tronco, perché si era messo in mezzo agli ospiti, in pausa, a torso nudo….forse il regista voleva schierarsi con gli ultimi, gli umili, ma hanno fatto bene, che cavolo, buonsenso e professionalità ciaone, e dunque, ciaone. Il film mi è piaciuto, infine; darò un sette malgrado la lunghezza forse eccessiva (ben più di due ore e mezza), lunghezza che sta tornando un classico, da qualche tempo, per i film che “vogliono dire qualcosa”. Ovvio film d’essai, chiaro, che andò naturalmente maluccio al botteghino (in Italia non oltre l’ottavo posto settimanale). Partecipò agli Oscar: tre nomination, nessun premio. Il titolo si riferisce a una (presunta) zona della fronte, che si nota corrugata se uno fa un viso corrucciato….roba da modelli.

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