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Sei donne per l'assassino

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su Sei donne per l'assassino

di Antisistema
8 stelle

A metà degli anni 60' Mario Bava indubbiamente era nel suo massimo periodo di forma artistica, con budget miseri e mezzi limitati rispetto ai suoi colleghi stranieri, riusciva spesso a raggiungere vette artistiche mascherando in modo eccellente la povertà dei mezzi, grazie alle sue notevoli doti come direttore della fotografia, con le quali creava immagini irreali tramite un uso anti-naturalistico delle luci, dai tagli e dai colori impossibili, creando una personale quanto originale estetica "pop" attigendo da una tavolozza grafica, le sfumature necessarie per diventare un vero e proprio pittore dell'immagine. In Sei Donne per l'Assassino (1964), Mario Bava prosegue il suo perfezionamento nell'uso del colore, abbandonando per sempre il bianco e nero, che non gli consentiva di esprimere al meglio la sua impronta visiva, allontanandosi dall'horror gotico, approdando ad un thriller-giallo, che però conserva in certi aspetti la pregressa esperienza del regista, visto che le atmosfere irreali e ambigue, cominciando dagli stupendi titoli di testa dove alla presentazione di ogni singolo personaggio, viene affiancato un manichino, dichiarazione d'intenti del regista di come più che sulla trama e l'intreccio, l'aspetto principale del film verterà sull'estetica dei numerosi delitti e sul look iconico dell'assassino, in impermeabile, guanti, cappello e maschera sul viso che ne cela l'identità; un vero e proprio "manichino" come quelli presenti nell'atelier di moda gestito dalla contessa Cristiana (Eva Bartok), dove poco alla volta vengono uccide varie donne, che vi lavorano come modelle.

 

Cameron Mitchell

Sei donne per l'assassino (1964): Cameron Mitchell

 

Il soggetto base è quello di un classico giallo alla Agatha Christie, con dei sospettati circoscritti, dove ognuno ha delle valide motivazioni per aver potuto uccidere la modella dell'atelier Isabella, ma a Mario Bava preme molto di più dare largo spazio ed importanza agli omicidi, dalla grande varietà e fantasia nell'esecuzione e dall'alto tasso di sadismo insiti in essi, che all'epoca provocarono reazioni negative da parte della critica, che accusò il film di eccessi gratuiti, quando in realtà Bava sin dall'esordio della Maschera del Demonio (1960), aveva sempre innestato nelle sue opere, un orrore molto "fisico", ricerca che poi proseguirà negli anni 70' con più incisività. Insieme alla Ragazza che Sapeva Troppo (1962), questo Sei Donne per l'Assassino è il capostipite e fondatore del giallo all'italiana, contenendo tutti i topoi del genere che potranno indubbiamente sapere di già visto al giorno d'oggi, ma è innegabile non amettere che gli zoom, i fuori fuoco, il largo spazio agli omicidi sull'aspetto narrativo, la messa in scena ed il look dell'assassino, non siano stati sfruttati in decine e decine di opere successive, a cominciare da Dario Argento che nelle sue opere copiera' a mani basse da tale film, esasperandone ancora di più la forma e gli omicidi, concepiti come veri e propri rituali.

Bava ha molta fantasia, ciascuno degli omicidi avviene in un contesto claustrofobico con differenti tecniche di esecuzione passando dallo strangolamento, alle bruciature sino all'affogamento etc... pigiando fortemente il pedale sul sadico e sulla brutalità, che potrà aver dato fastidio all'epoca, ma offre un quadro più realistico degli effetti di un omicidio a dispetto del totale anti-naturalismo della messa in scena. Gli attori sono mere pedine in attesa di essere fatti fuori dal killer, il quale è sempre un passo in avanti rispetto all'ispettore di polizia, la cui figura è totalmente inutile ai fini della risoluzione del caso, perché persa dietro il marcio che i vari sospettati tengono a nascondere, mostrando un cinico egoismo, che rappresenta perfettamente le negatività del mondo della moda, di cui il killer senza volto nella sua imperscrutabilita' ne è la personificazione adeguata. Accoglienza critica negativa in america ed in Italia, ma non in Francia, nel nostro paese l'opera fu l'ennesimo insuccesso ai botteghini di questo regista, che portava nel nostro cinema nuovi generi mai affrontati, i cui frutti verranno colti dai cineasti di genere nostrani e stranieri dalgli anni 70' in poi, visto che quest'opera di Bava a seguito dell'insuccesso scomparve per anni dalle sale.

 

scena

Sei donne per l'assassino (1964): scena

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