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Cruel Intentions

Regia di Roger Kumble vedi scheda film

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La recensione su Cruel Intentions

di marcopolo30
4 stelle

Adattamento in chiave moderna del classico francese “Le relazioni pericolose”. L'idea di trasportare gli eccesi di annoiati nobili francesi del secolo XVIII alla New York contemporanea non era affatto male, ma la realizzazione è da dimenticare. Ottima solo la colonna sonora.

Adattamento in chiave moderna del romanzo francese del secolo XVIII “Le relazioni pericolose” di Pierre Choderlos de Laclos, opera già più volte portata al cinema, e sicuramente con migliori risultati. Roger Kumble, esordiente dietro la macchina da presa, ambienta la vicenda nella New York dell'anno 1999, rileggendo così un classico europeo in chiave contemporanea americana. Il problema è che tale azzardo/sperimentazione resta anche l'unico merito della pellicola. Il difetto principale è secondo me quello di essersi fermati a metà del guado, infilando a forza sulle bocche degli adolescenti di fine secolo XX un vocabolario sicuramente più adatto a loro coetanei di un paio di secoli prima. Ci sta che fosse parte del gioco degli autori, per mantenere cioè la 'letterarietà' del film, ma il risultato non è niente di esaltante. L'erotismo è poi di maniera, basato esclusivamente su un continuo incrocio di scopate. Un minimo di modestia avrebbe permesso agli autori di capire che, un po' come succede per la suspence, non mostrare intriga di più che mostrare e che quindi il miglior erotismo sta nell'allusione, non nell'esibizione. Per quel che riguarda il giovane (e invero affascinante) cast, estremamente difformi sono poi state le loro carriere, con Ryan Phillippe popolarissimo nei 5-6 anni seguenti e poi eclissatosi, Sarah Michelle Gellar che non ha invece mai trovato una dimensione stellare a Hollywood, mentre Reese Whiterspoone e Selma Blair, in pratica le due outsiders, sono saldamente ai piani alti della mecca del cinema ancor'oggi. Il meglio del film è senz'altro la colonna sonora: siamo al 1999 ed evidentemente era ancora possibile realizzarne una -non vintage- priva di rap da due soldi e musiche sintetizzate, ed eccovi invece Placebo, Blur, Counting Crows, Skunk Anansie, The Verve, insomma, la crema del rock alternativo anni '90.

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