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Ibrahim

Regia di Samir Guesmi vedi scheda film

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La recensione su Ibrahim

di pazuzu
7 stelle

Nel rapporto tra il padre e il figlio, nell'interpretazione dei loro silenzi più ancora che dei dialoghi, sta il cuore vero del film: in una incomunicabilità di fondo che è specchio delle rispettive insicurezze.

 

 

Ibrahim guarda le partite di Ibrahimovic in tv, e quando ne scorre il cognome per esteso, con le dita copre le lettere in eccesso, fantasticando di essere al suo posto e venire acclamato tra ali di folla. In verità, però, si applica poco durante gli allenamenti, così come trascura il liceo e l'imminente esame, preferendo farsi trascinare dal compagno di classe Achille, un ladruncolo in erba che fa di tutto per portarlo sulla cattiva strada. Suo padre Ahmed lavora duro, e vende pesce dalla mattina alla sera in una brasserie per garantire, per sé e per lui, una sussistenza dignitosa nella casa nella quale vivono, senza più la madre, nella periferia di Parigi.

 

 

Le scelte quotidiane del ragazzo, importantissime - vista l'età - per determinare quello che ne sarà il percorso di vita, sono al centro di Ibrahim, esordio alla regia sulla lunga distanza di Samir Guesmi, attore con oltre cento film alle spalle, che qui si riserva il ruolo fondamentale del padre. E proprio nel rapporto tra i due, nell'interpretazione dei loro silenzi più ancora che dei dialoghi, sta il cuore vero del film: in una incomunicabilità di fondo che è specchio delle rispettive insicurezze, quella del figlio che si chiude in sé stesso e tarda a realizzare quale sia la maniera più sicura - prima ancora che onesta - per guadagnarsi il pane, ma anche quella del padre, che ai suoi errori reagisce trattenendosi finché può, consapevole di esser già passato in quel periodo della vita durante il quale si sbaglia e ci si convince di non saperne il perché, anzi quasi nascondendosi per non esternare una vergogna che sa tanto di senso di colpa.

 

 

Ahmed, che con la penna si limita ad apporre la propria firma, conosce le difficoltà che provengono da una gioventù povera e senza istruzione, per questo si premura che il ragazzo non si perda, e per proteggere lui da una sicura denuncia arriva a negare per sé il riscatto di dignità che gli sarebbe arrivato da una tanto anelata dentiera, rinunciando a comprarla pur di coprire economicamente un ingente danno arrecato da Ibrahim nel corso di un maldestro tentativo di furto.
Il confronto in sottrazione tra i due inizia nel chiuso della loro casa ma poi prosegue fuori palesandosi in rispettive assenze: ed è nel reciproco mancare all'altro tenendolo al tempo stesso al centro dei pensieri che il rapporto in qualche modo abbozza una evoluzione, con Ahmed che avrà tempo per elaborare e comprendere il carattere quanto mai fisiologico (visto il contesto) degli errori di Ibrahim, e quest'ultimo che - pur senza smettere di sbagliare - inizierà a camminare sulle proprie gambe e ad avvertire l'urgenza di scegliere, realizzarsi, vivere.

 

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