Regia di Danilo Caputo vedi scheda film
Film di grande impatto emotivo. Una regia attentissima che accuratamente miscela le diverse realtà: quella emergente di una società che mira solo al “benessere”, pur stentando e affaticandosi tra mille tribolazioni, e quella antica, dove la convivenza con la Terra ed il rispetto per questa assume tinte quasi magiche (la “nonna/gazza”, la sorgente d’acqua che sgorga dal nulla). Il tutto in uno scenario che si divide, con un ottimo bilanciamento, tra ulivi secolari e siti industriali pestilenziali, tra cafoni che lasciano l’immondizia per strada ed inquadrature crepuscolari che lasciano col respiro sospeso, gli sversamenti illegali di rifiuti tossici e la devozione popolare nei riti per la festa di San Giuseppe, tra il lavoro blasfemo, mostruoso delle ruspe e quello delicato, paziente, quasi santo degli insetti.
la recitazione estremamente naif degli attori non inficia minimamente il risultato (dunque: bravissimi tutti e bravo Danilo Caputo nella sua direzione), anzi forse lo esalta volendo proteggere il significato della sceneggiatura da una vana ricerca di performances che avrebbero potuto renderlo meno vera e profonda.
Lavoro a mio avviso ben riuscito, a partire dall’accento molto poetico del suo titolo.
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