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Soul

Regia di Pete Docter, Kemp Powers vedi scheda film

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La recensione su Soul

di pazuzu
8 stelle

Merito di questo film di animazione piuttosto singolare è il saper essere originale e teorico senza perdere mai un filo di leggerezza, è il sapersi alimentare del bizzarro contrasto tra l'ambientazione newyorkese caotica del mondo reale e quella ovattata e magica dell'Anzi-Mondo.

 

 

Il sogno di Joe Gardner è diventare un pianista jazz professionista. Nel frattempo cerca di insegnare il proprio amore per la musica a dei ragazzini, incoraggiandoli a lasciarsi andare e a riconoscere la propria passione per uno strumento nel momento in cui si 'perdono' in un assolo. Proprio quando la scuola media in cui lavora da precario gli propone un contratto a tempo pieno, la telefonata di un ex alunno giunge a farlo traballare: alla band che in serata si esibirà con la grande sassofonista Dorothea Williams serve con urgenza un pianista, e lui le ha parlato delle sue doti. Joe si precipita a fare un provino, si 'perde' in un assolo e la conquista: il posto è suo. Peccato che, libratosi a un palmo da terra in preda all'estasi, sulla strada di casa precipita di nuovo, ma stavolta nella buca aperta in strada da un tombino mancante. Con questo folgorante incipit si apre Soul, il nuovo film Disney Pixar diretto da Pete Docter: con la musica sin da subito al centro della scena così come l'esuberanza del protagonista - che ha le sembianze (e in originale la voce) di Jamie Foxx - deciso ad ogni costo a non lasciarsi sfuggire l'occasione della vita.

 

 

Quella caduta accidentale, però, gli è stata pressoché fatale: il corpo di Joe, infatti, versa appeso a un filo in ospedale, e la sua anima, una sorta di fantasmino tondeggiante con gli occhiali, si ritrova proiettata di colpo in un'altra dimensione: è l'Anzi-Mondo, un limbo nel quale, prima di trapassare definitivamente, avrà come ultimo compito quello di far da mentore ad un'anima più o meno novella destinata ad un futuro neonato, e farle scintillare la voglia di vivere. Ma se ogni anima 'veramente' novella, ovvero appena nata, ha come nome provvisorio un numero progressivamente più grande della precedente, ecco che, a fronte di anime calde calde con il nome a dodici cifre, a Joe viene affidata 22, ovvero una delle più antiche, creata migliaia di anni addietro e che mai ha accettato scintille da nessuno: nemmeno da Gandhi, da Madre Teresa, da Copernico o da Isacco Newton. Chiamato ad un compito che non si sente addosso, Joe cerca con 22 un accordo che assecondi il proprio interesse a ricongiungersi con il proprio corpo per andare a suonare, e la millenaria intenzione dell'altra di non diventare un'anima completa per non finire sulla terra.

 

 

Merito di questo film di animazione piuttosto singolare è il saper essere originale e teorico senza perdere mai un filo di leggerezza, è il sapersi alimentare del bizzarro contrasto tra l'ambientazione newyorkese caotica del mondo reale e quella ovattata e magica dell'Anzi-Mondo. La ricerca della scintilla che può accendere 22 pone lo stesso protagonista di fronte a una riflessione sempre più ampia ma mai platealmente esposta sull'importanza dei dettagli e delle piccole cose, sul ruolo degli affetti, sul bisogno e l'importanza del riconoscersi uno scopo e porsi degli obiettivi, sulla necessità di mettersi sempre in discussione. E se primario, in funzione della riuscita del tutto, è lo splendido lavoro in fase di scrittura da parte dello stesso Docter insieme e Mike Jones e Kemp Powers, non meno determinante è quello nel comparto musicale, che - fisiologicamente - viaggia su due direttrici, con il jazzista Jon Batiste ad occuparsi egregiamente della colonna sonora del mondo terreno e a suonare il piano con le dita del protagonista Joe, e Trent Reznor e Atticus Ross a contribuire con il loro approccio sintetico alla peculiarità dell'altra dimensione.

 

 

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