Regia di Don Siegel vedi scheda film
Altro che film di genere: è un'opera solidissima diretta da un maestro del cinema. La storia, tesa e ben sostenuta, è amara e senza speranza, fino al finale disperato. Forse il senso del film, il suo nocciolo, sta proprio in ciò che la coppia di assassini cerca di scoprire, cioè il motivo per il quale Cassavetes si è lasciato ammazzare senza opporre resistenza. Avanzo un'ipotesi che ritengo fondata: il suo personaggio è un alter ego di Siegel; la sua ricerca di riscatto, i suoi tragici errori (come farsi illudere da una cinica seduttrice), e la disperazione finale sono i suoi. Siegel era uno che aveva creduto profondamente nei grandi valori umani, ma qualche brutto colpo nella vita lo devono aver molto amareggiato. Credo guardasse anche la società: gli ultracorpi gli apparivano vincenti. Per questo i suoi film sono un crescendo di pessimismo e disperazione (vedasi "Il pistolero"), come di chi ha rinunciato a trovare il bene e il buono. Tornando al nostro film, bravissimo Cassavetes, agghiacciante la falsità di Angie Dickinson, bravi e cattivi i due loschi figuri con cui bazzica, ottimi anche Marvin e compare. C'è poco da dire, Reagan era un perfetto cattivo. Magistrali le sequenze della rapina. Il finale stringe lo stomaco.
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