Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Elia Kazan racconta, e lo fa con una vivace minuziosità, ben sapendo che, nel corso di un'indagine - come, del resto, nella vita - non tutti gli incontri sono utili ed alcuni sono perfino dannosi. Per questo il corso principale della narrazione procede con ritmo incostante, e zigzagando: all'interno di esso, l'autore scava nicchie riservate alla vita privata dei protagonisti e alle loro riflessioni personali, che costituiscono lo sfondo tranquillo e normale di una tumultuosa vicenda poliziesca. In questa caccia ad un ignoto assassino, ignaro portatore di un micidiale agente patogeno, si sommano il segreto del silenzio stampa, l'omertà dei complici, la separazione della quarantena e l'invisibilità del nemico, nel determinare una situazione in cui l'incomunicabilità è la drammatica espressione vuota dell'impotenza. Il destino di una città minacciata da una pandemia si gioca tutto dietro le quinte, lungo il filo di una storia in realtà semplice, di cui ognuno, però, conosce solo un isolato frammento. In "Bandiera gialla" l'occhio della cinepresa è obiettivo ed imparziale nel mostrarci, di volta in volta, solo il punto di vista dei protagonisti del momento, senza darci la possibilità di ricollegare i pezzi e di capire dove siamo e in quale direzione stiamo andando: è questo un modo egregio di creare la tensione, perché è proprio in tali circostanze che ci sentiamo persi e ci facciamo prendere dal panico a cui si riferisce il titolo originale di questo film.
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