Regia di Gianluca Jodice vedi scheda film
È il 1936 quando il giovanissimo Giovanni Comini (Patanè) viene promosso a federale nell'Italia fascista di quegli anni. A lui è affidato il delicato compito di monitorare il poeta nazionale Gabriele D'Annunzio (Castellitto), temibile sobillatore di masse e del tutto contrario all'alleanza che Mussolini si avvia a stipulare con Hitler, che di lì a poco avrebbe portato l'Italia nel baratro. Ma al sontuoso Vittoriale di Gardone Riviera, sul lago di Garda, dove il Vate sta trascorrendo gli ultimi anni della sua vita, Giovanni trova un uomo vecchio, malandato e stanco, schiavo della cocaina ma ancora capacissimo di vaticinare il futuro di quel Paese che amò al punto da rendersi protagonista della grottesca impresa di Fiume.
Gran bell'esordio quello di Gianluca Jodice, autore del soggetto e del copione, capace di imbastire un racconto di formazione (notevole, nel ruolo, Francesco Patanè, qui al suo primo film) piuttosto equilibrato, che riesce a tratteggiare luci e ombre di una figura assai controversa e anticonformista. Sotto l'egida produttiva di Matteo Rovere (una garanzia) e grazie alla notevole fotografia bruna di Daniel Ciprì (un'altra garanzia) e alle scenografie da applausi di Tonino Zera, Jodice riesce a restituire mirabilmente il gioco di specchi tra D'Annunzio, capace di proteggere il suo Giuda, e quest'ultimo, il federale incapace di fare altrettanto con la sua amata. Al giovane fascista servirà ad aprire gli occhi sulle capacità di predizione dell'uomo che ha regalato alla lingua italiana parole come tramezzino, velivolo, scudetto, vigili del fuoco e beni culturali e che sarebbe morto nel 1938, due anni prima dell'entrata in guerra dell'Italia.
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