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My Days of Glory

Regia di Antoine de Bary vedi scheda film

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La recensione su My Days of Glory

di maghella
6 stelle

Adrien è un giovane di 27 anni, con un passato da “enfant prodige” avendo recitato da bambino in qualche film di successo commerciale. Nonostante viva da solo in un appartamento di proprietà, non dimostra una grande dimestichezza nel trovare le soluzioni ai piccoli problemi che la vita quotidiana gli presenta. Quando dimentica le chiavi dentro casa, ad esempio, pensa bene di chiamare i pompieri ed inventare una banale scusa che provoca allarmismo ingiustificato (una improbabile fuga di gas per un fornello lasciato aperto da una inesistente fidanzata), per trovare una facile soluzione a poco prezzo. Non controlla mai le e-mail, non controlla la posta, non lavora da diversi anni. Conduce ancora una vita da eterno ragazzo anche perché i genitori continuano ancora a trattarlo come un adolescente, non informandolo sulle loro intenzioni di divorziare. Anche quando gli capita l’opportunità di interpretare il ruolo di De Gaulle in un film indipendente, ottiene la parte non perché preparato ma solo grazie ad una innegabile somiglianza con il vero personaggio. Fino a questo momento Adrien affronta tutto con una certa indifferenza, rispondendo sempre poco seriamente agli imprevisti della giornata o della vita, buttandosi alle spalle qualsiasi tipo di responsabilità certo che prima o poi il caso o la fortuna, o chissà cosa, gli corra in aiuto. Così, quando rimane fuori casa per l’ennesima volta, non potendo più chiamare i pompieri, non avendo i soldi per chiamare un fabbro, pensa bene di tornare a casa dai genitori, inventando una improbabile invasione casalinga di cimici. Essere sempre assecondato nelle bugie certo non l’aiuta a trovare una soluzione, ma solo a rimandarla. L’incontro con una ragazza che gli piace molto lo metterà di fronte alle sue insicurezze: un’impotenza improvvisa lo colpisce, nonostante provi desiderio per la ragazza, Adrian non ha nessuna erezione. Inizia così a preoccuparsi seriamente del suo stato fisico e mentale, preoccupandosi di soffrire di qualche disturbo sessuale o peggio di essere gay. Adrian inizia a vacillare emotivamente, la sicurezza che aveva sempre ostentato l’abbandona. Non bastano più le battute a tirarlo fuori dalle situazioni imbarazzanti, che anzi aumentano e sembrano prolificare sempre di più. Non si tratta più di salvare la faccia davanti agli amici, o di fare bella figura con i compagni di lavoro: deve trovare delle soluzioni velocemente, prendersi le sue responsabilità, affrontare la vita da adulto e non più come simpatico ragazzo.

Le cose precipitano quando la casa gli viene pignorata, quando la ragazza lo scopre a masturbarsi in bagno, quando perde il lavoro perché sostituito dal compagno più preparato di lui, quando vede i genitori separarsi in tribunale. Sono cose da adulto per Adrian, alle quali non è pronto, e pensa bene così di buttarsi da un ponte e mettere fine alla sua esistenza. Ma nemmeno questo gli riesce fare: viene salvato e ricoverato in una clinica privata. Sembra l’ennesima soluzione facile per i difficili problemi che sono rimasti irrisolti. Ancora una volta la sorte, il caso ha preso le redini della sua vita. Quando però, sollecitato dal suo terapeuta, viene costretto ad ammettere di aver tentato il suicidio (fino a quel momento negato con ridicole scuse), inizia veramente il suo percorso di guarigione. Adrian forse inizia a prendere consapevolezza di sé e finalmente anche il suo corpo gli invia quel segnale tanto desiderato, facendogli avere un’erezione e permettendogli così di fare l’amore con un ragazza conosciuta nella clinica.

La sinossi scritta farebbe pensare più ad un film di genere drammatico, invece è una pura commedia francese con la quale si ride molto. Le situazioni grottesche create dall’inadeguatezza di Adrian nel gestirle, sono molto spassose. Si ride dell’imbranataggine del protagonista, però, non del suo disagio che prende via via sempre più spazio nella storia fino a diventare una problematica seria. Il bambino talentuoso e pieno di belle speranze, con una famiglia pronta a sostenerlo nelle sue scelte, che tipo di adulto diventa? Quello che ci mostra il film è un uomo disadattato, alieno, incapace di trovarsi a proprio agio con gli altri (ma nemmeno con sé stessi), capace di trasformarsi camaleonticamente a seconda del consenso che deve ricevere, un parassita. Solo quando Adrien inizia a confrontarsi con i propri limiti, inizia un processo di reale crescita.

Il film si propone di comunicare un messaggio serio utilizzando il linguaggio della commedia e dell’ironia. Purtroppo non riesce sempre ad equilibrare i tempi comici con quelli più narrativamente drammatici, questo limite registico, o meglio ancora della sceneggiatura, pesa maggiormente sul finale che non trova una soluzione ottimale e soddisfacente.

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