Regia di Antonio Margheriti vedi scheda film
Il vero e unico motivo di interesse verso questo spaghetti western - comunque realizzato dignitosamente da un regista tutt'altro che sprovveduto - è la presenza di Klaus Kinski nelle vesti di protagonista. Se non ci fosse lui, con la sua classica espressione allucinata, probabilmente il titolo sarebbe stato dimenticato ancora più in fretta di quanto è accaduto. La sceneggiatura di Margheriti e del produttore Giovanni Addessi non va molto lontano: gli standard sono quelli più radicati del western, dalla vendetta alla rapina, dalla sequela di sparatorie al duello finale, che vede ovviamente impegnati uno contro l'altro il 'buono' e il 'cattivo'. Certo, Kinski sarà anche quello buono dei due, ma è parecchio incavolato e non farà sconti a nessuno pur di raggiungere il suo obiettivo finale: far pagare (con la vita) l'uomo che ha rovinato la sua esistenza. Coproduzione italo-tedesca, con solito utilizzo di pseudonimi anglofoni: Margheriti assume così l'identità del suo alter ego Anthony Dawson. Nel cast nessun altro nome di rilievo, solo qualche caratterista come Marcella Michelangeli (particine in C'eravamo tanto amati o Padre padrone) e Furio Meniconi (assiduo frequentatore di peplum prima e di spaghetti western poi, sempre in ruoli di poca importanza). Musiche di Carlo Savina, fotografia di Riccardo Pallottini. 3,5/10.
Far west. Gary Hamilton viene liberato, dopo dieci anni di lavori forzati per rapina e omicidio. Ma il vero colpevole è Acombar, suo ex amico e traditore: ora Gary torna in paese per fare giustizia.
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