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Come sposare un milionario

Regia di Jean Negulesco vedi scheda film

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La recensione su Come sposare un milionario

di Decks
6 stelle

Il matrimonio d'interesse, è una pratica che ancora oggi le ragazze più volubili decidono di condurre; in un mondo del genere essere milionari non è solo uno status sociale, ma sinonimo di allontanamento da depressione e problemi.

Le tre protagoniste di questa convenzionale pellicola ricercano assiduamente quello scapolo d'oro: un Rockfeller che sappia dargli quella felicità utilitarista che tanto ricercano. Negulesco ci dimostra la fallibilità dell'opera, attraverso una storia leggera ma che difende quel sentimento ben lontano dal materialismo che è l'amore.

 

Pur possedendo buone tematiche, il film di Negulesco è la classica commediola sentimentale della Fox anni '50. Senza il buon cast che si ritrova, più una sceneggiatura solida, sarebbe senz'altro finita nell'oblio.

Il regista di origine rumena è ormai in piena discesa artistica: ben lungi dalle sue notevoli prime opere, mantiene alcuni segni di professionalità, ma si lascia andare allo stile vetusto della Hollywood attuale; aboliti i virtuosismi, egli si limita a rimanere attaccato alle sue tre cacciatrici di mariti, vere padrone della scena, seguendole da lontano.

La trama è trita e ritrita: oltre che nello svolgimento degli eventi, i quali posseggono la solita infarcitura di sentimentalismi e romanticherie, apprezzabili ma superficiali, anche il modo in cui queste bellissime donne sono presentate non denota originalità: ricalcando la scia de "Gli uomini preferiscono le bionde" viene conferita la stessa frivolezza, che però, assente di quelle particolarità del bellissimo film di Hawks, non le rende deliziose e attraenti.

La scelta di dividere la storia in tre parti compromette l'intero svolgersi degli eventi: il problema non è solo la discontinuità, ma anche il fatto che capita sovente che uno dei tre filoni venga eclissato dagli altri, rimanendo non solo incompiuto, ma sbrigativo, causa la breve durata del film (su tutti la vicenda di Lauren Bacall).

 

Fortunatamente la pellicola può contare su una sceneggiatura estremamente simpatica e di poche pretese: divertenti ed esilaranti i dialoghi e le battute che si scambiano gli interpreti; essi creano dei perfetti siparietti a cui lo spettatore non può fare a meno di sorridere o sbellicarsi, lasciando comunque spazio a temi, che nonostante non siano approfonditi, rendono il complesso interessante (come l'impossibilità di amore e di una relazione tra due persone di eccessiva differenza di età). Un trionfo di equivoci e di sano divertimento, i cui momenti migliori sono sicuramente quelli con le tre coinquiline tutte assieme.

 

Ciò che fa risaltare questo lungometraggio in confronto a tanti altri è, però, senz'altro il cast.

Le tre protagoniste femminili sono eccezionali: Lauren Bacall nel suo ruolo di austera e acida domatrice di "ricchi leoni" è arguta e mostra una classe non indifferente; Marilyn Monroe è comicamente miope, adorabile nella sua interpretazione di innocente fanciulla timida e immatura (nel senso buono); infine Betty Grable, è sicuramente bravissima nel suo ruolo di pin-up, simbolo dello stereotipo di donna anni '50, ma purtroppo sembra quasi una copia della Monroe per interpretazione e personaggio: non discostandosi dai soliti canoni di ragazza schietta e ingenua, essi finiscono per comprometterne il ruolo, che, malgrado abbia un'ottima attrice, non riesce a conquistare. Da non dimenticare anche William Powell: il divo anni 30 dimostra di avere ancora carisma e un fascino unico; con l'unico ausilio della tonalità vocale riesce a dare una perfetta interpretazione del solitario magnate, di una saggezza disinteressata dovuta alla sua avanzata età.

I costumi di William Travilla non deludono: rendono le tre protagoniste ancora più belle e uniche; i soli vestiti recano una nota di sensualità e personalità che raggiunge il suo apice nella prova costumi: un vero sfoggio di curve che farà girare la testa a più di un uomo ancora oggi.

 

Una commediola piacevole, che trae la sua forza non tanto da una ragionata regia o da una trama povera di pretese, ma da delle interpreti eleganti e difficili da dimenticare, con sequenze di sano intrattenimento e un grande sfoggio del look anni '50.

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