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Reside

Regia di Wisit Sasanatieng vedi scheda film

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La recensione su Reside

di supadany
5 stelle

Far East Film Festival 21 – Udine.

«I fantasmi sono spiriti che rifiutano di sparire».

Chi cerca, trova. Vale per chi presta servizio in un centro specializzato nella lotta ai demoni, così come per quegli spettatori che continuano a dare una chance ai film incentrati su possessione ed esorcismi. Nel primo caso, solo gli ingenui credono di poter evitare uno scontro furioso. Nel secondo, raramente se ne esce con una sentenza clemente.

In un isolato centro spirituale, una sacerdotessa (Tarika Tidatid) combatte contro un demone, insediatosi in un corpo umano.

La questione diviene complicata quando lei e i suoi apprendisti, insieme al più esperto Dej (Ananda Everingham), scoprono che le entità maligne all’interno della struttura sono più numerose di quanto credessero.

E non sono arrivate lì per caso.

scena

Reside (2018): scena

Con Reside, il regista thailandese Wisit Sasanatieng (Le lacrime della tigre nera, Citizen dog) prosegue la sua eclettica attività, avventurandosi in un territorio perlustrato in lungo e in largo, qual è quello relativo alle possessioni demoniache.

Fino a quando si muove su direttive conclamate, non ha l’opportunità di stupire ma, allo stesso tempo, pone in essere un apparato solido, con i luoghi comuni del caso – attività contorsionistiche a tutto andare, qualche prevedibile jumpscare, personaggi ingenui e la liquidità del male - sventagliati, anche con successo, per eseguire il lavoro sporco.

Al contrario, quando aggiunge inserti in libertà, tali da giustificare la realizzazione dell’ennesimo film sul tema, la situazione precipita, con legami affettivi e flashback allegati che tagliano le gambe, consigliabili come i cavoli a merenda.

Ovviamente, queste incursioni necessitano pure di spiegazioni aggiuntive, sciorinate senza badare al timing, una serie di iniziative che tolgono fiato all’atmosfera, per il resto sinistra e claustrofobica, allentando la presa fino a far scemare la tensione.

Dunque, Wisit Sasanatieng conferma le sue doti da regista, costruttore di interni e situazioni (la cornice è certosina). Ricorre a simboli, rumori e suggestioni sfornando un campionario rispettabile, intralciato da uno sviluppo che, tra rimpalli continui delle possessioni e ispezioni nel passato, penalizza il combinato disposto.

Rumoroso.

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